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Le missioni (12) - di Paul David Washer

 

Ognuno di noi è un teologo. Potremmo esserlo secondo ciò che afferma la Bibbia oppure in contrasto con essa. Potremmo mostrare un atteggiamento diligente oppure pigro. Ma la verità è che tutti noi siamo dei teologi. Se ciò può essere detto dell’uomo secolare e persino dell’ateo, ancor di più è possibile riferirsi in questi termini al missionario cristiano. Il Grande Mandato riguarda la comunicazione della verità di Dio agli uomini in un modo tale che il suo messaggio sia organico, non contraddittorio e comprensibile. Pertanto, volente o nolente, il missionario è un teologo coinvolto in un’opera che è marcatamente teologica. Pensare altrimenti è fuori da ogni logica.

Le missioni (11) - di Paul David Washer

«Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro...»
(Matteo 28:19-20)

La natura didattica1 del Grande Mandato e l’assoluta importanza di una corretta comprensione dei contenuti del Vangelo non possono che condurci inevitabilmente al tema di questo capitolo, ossia che la missione è un impegno teologico o dottrinale. Come abbiamo già affermato ampiamente, il Grande Mandato non riguarda l’invio di missionari, bensì il diffondere la verità di Dio attraverso i missionari. Gesù ordinò alla chiesa di fare discepoli andando, battezzando, e insegnando! Pertanto, tutta l’attività di inviare missionari nel mondo risulterà di scarsa rilevanza se non avrà come risultato finale la propagazione della verità biblica, la quale ha l’effetto di trasformare le vite in accordo alla volontà rivelata di Dio.

Le missioni (10) - di Paul David Washer

«E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente”»
(Matteo 28:18-20)

Il compito del grande mandato è affidato alla chiesa dal Signore Gesù Cristo, e naturalmente, come ogni altro compito, richiede l’utilizzo di mezzi pratici per assolverlo. Il grande mandato di Matteo 28:18-20 contempla l’utilizzo di tre mezzi per assolvere al compito dell’evangelizzazione del mondo: andare, battezzare e insegnare. Questa semplicità riflette una verità impressa nella storia della chiesa primitiva e nelle epistole, e cioè che la potenza necessaria a far avanzare la causa di Cristo si mostra nella proclamazione del Vangelo di Cristo a tutti i popoli e nella loro chiamata a ravvedimento e ad andare a Dio mediante la fede in Gesù Cristo, identificandosi pubblicamente con Cristo come Salvatore e Signore. In questo articolo considereremo l’importanza di questi tre mezzi.

Le missioni (9) - di Paul David Washer

«Fate miei discepoli tutti i popoli»
(Matteo 28:19)

Nel grande mandato Cristo parla in modo chiaro e diretto: Dobbiamo fare discepoli «tutti i popoli». Alcuni studiosi dichiarano di non essere certi che questa espressione fosse presente nel mandato originario. Essi sostengono che se Cristo fosse stato davvero così preciso rispetto all’universalità della missione ai discepoli, essi non avrebbero esitato così tanto nel rivolgersi agli stranieri. Ma una tale interpretazione è assolutamente ridicola. Vi è un’altra interpretazione più plausibile secondo la quale l’esitazione dei discepoli era dovuta al pregiudizio molto forte che nutrivano verso gli stranieri. Esso continuò a essere fortemente radicato nella chiesa giudaica primitiva fino alla conferenza di Gerusalemme, allorché la questione fu affrontata e chiarita1.

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