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2. Segni caratteristici di una chiesa battista riformata
Così giungiamo alla domanda di molti: ma in cosa sono diverse le chiese “battiste riformate”? Anche se non c'è un unico clichè che plasma la vita delle nostre chiese, una seria riflessione sulle Scritture produce un grande consenso su molti argomenti fondamentali. Il seguente elenco dei tratti peculiari delle nostre chiese non esaurisce tutto ciò che dovrebbe caratterizzare le vere chiese. Ad esempio, non compaiono realtà importanti e fondamentali come l’amore per Cristo, la passione per la presenza e la potenza dello Spirito di Dio, un vero ed evidente amore fraterno e lo zelo nell’evangelizzazione degli inconvertiti. Di sicuro, queste caratteristiche devono segnare ogni chiesa che si professi fedele a Cristo e certamente bisogna che siano presenti nelle chiese battiste riformate. Perciò, i segni caratteristici che seguono sono in aggiunta a queste realtà fondamentali. Inoltre, il lettore dovrebbe comprendere che non ci rilassiamo poggiandoci su queste peculiarità come se fosse l’unico vero modo di piacere a Dio. Difatti, ci sono poche cose che dispiacciono al Signore quanto l’ortodossia morta e il formalismo vacuo.
a) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione riguardante l’autorità e la sufficienza della Parola di Dio, in aggiunta alla sua ispirazione, infallibilità ed inerranza.
Tutti i veri cristiani credono che la Bibbia proceda dalla bocca di Dio (cfr. II Timoteo 3:16), che è infallibile e senza errore in tutte le sue parti. Negare questo principio è un’eresia. Ora, nonostante tutte le chiese evangeliche professino di aderire al principio dottrinale “sola Scriptura”, non tutte le chiese evangeliche regolano se stesse in ogni aspetto in base alla Parola di Dio. Di solito, si pensa che la Bibbia non sia una guida sufficiente per ordinare la vita pratica di una chiesa in tutti i suoi aspetti. Ad esempio, questo modo di pensare è quello che caratterizza il cosiddetto “movimento per la crescita della chiesa”. Questo movimento si fonda – tra le altre cose – sulla convinzione che la Bibbia non abbia molto da dire sulla natura e sui propositi della chiesa, e così molti si sentono liberi di organizzare la chiesa secondo i principi che ritengono migliori, pensano che Dio non ci abbia fornito delle direttive sufficienti concernenti la comunione e la vita pratica del suo popolo.
Ma la grande dichiarazione dei pastori di Cristo deve essere la medesima dell’antico profeta: «Alla legge, alla testimonianza, se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!» (Isaia 8:20). I battisti riformati hanno la convinzione che la Bibbia e solo la Bibbia possa dirci ciò che la chiesa deve essere e fare (cfr. I Timoteo 3:14-15). La Bibbia e la Bibbia soltanto può dirci il numero ed i nomi degli uffici ministeriali della chiesa (anziani e diaconi, cfr. Filippesi 1:1), le loro qualifiche e funzioni (cfr. Atti 20; I Timoteo 3; Tito 1; Ebrei 13; I Pietro 5). La Bibbia e solamente la Bibbia può dirci come dovrebbe essere offerta la nostra adorazione a Dio (cfr. Giovanni 4:23-24). Solo la Bibbia può insegnarci chi sono e quali sono i requisiti di coloro che possono essere ammessi alla comunione di una chiesa cristiana (cfr. Atti 2:42-47; I Tessalonicesi 5:12-14; Ebrei 13:17). Purtroppo, oggi ci sono molte chiese che dichiarano di credere nella Bibbia, ma non così tanto da regolarsi in base ai suoi insegnamenti.
b) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione che la chiesa esista per la gloria di Dio (cfr. Efesini 3:21).
Siccome la chiesa esiste per la gloria di Dio, l’adorazione e il ministero della Parola devono rappresentare le realtà più importanti. Oggi, invece, la misura di una chiesa è stabilita in base a ciò che può offrire alle persone: va incontro ai bisogni che avvertono? reca loro allegria? equilibrio e appagamento interiori? svago e intrattenimento per vincere lo stress? Ma le chiese devono essere gradite a Dio e non all’uomo! La chiesa è la casa di Dio, non dell’uomo! Questo non significa che le nostre chiese devono essere un luogo triste, noioso, freddo e inospitale. Il luogo dove Dio dimora è il luogo più glorioso e santo della terra: è un’oasi per l'anima assetata del peccatore che sta cercando la grazia di Dio. La chiesa è un luogo santo e solenne: «Come è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!» (Genesi 28:17). È in base a questa convinzione che spieghiamo la riverenza e la serietà con la quale cerchiamo di accostarci all’adorazione di Dio (cfr. Ebrei 12:28).
c) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione che la chiesa locale sia centrale nel proposito di Dio (cfr. I Timoteo 3:15).
I giorni in cui viviamo sono quelli delle organizzazioni para-ecclesiastiche. Sono tempi di autonomia, individualismo e indipendenza. La gente si sposta di luogo in luogo, segue un po’ questo e un po’ quel ministero, sopravvive partecipando a raduni, seminari e conferenze. Le persone non si assumono nessuna responsabilità come membri di una chiesa locale. Ora, non solo questo individualismo è spiritualmente pericoloso, ma lo è perché è del tutto contrario alla rivelazione del pensiero di Dio (cfr. Matteo 28:19-20; Atti 2:41-42). È anche vero che s’incontra incompetenza e negligenza da parte delle chiese locali rispetto alla responsabilità che hanno secondo la vocazione di Dio, ma la reazione adeguata non deve essere quella di abbandonare le chiese locali; piuttosto dobbiamo impegnarci per attuare una riforma e un rinnovamento biblici. La chiesa soltanto è la dimora speciale di Dio sulla terra (cfr. Efesini 2:22). La grande missione della chiesa è pienamente assolta quando i predicatori del Vangelo sono inviati dalle loro chiese per stabilire altre chiese: nuove chiese formate in seguito a conversioni, battesimi e all’accordo comune di nuovi discepoli. Se vogliamo trovarci dove dimora in modo speciale la presenza di Dio, dobbiamo essere parte di una chiesa ordinata secondo i principi del Nuovo Testamento e costituita da veri credenti.
d) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione che la predicazione sia fondamentale per la chiesa.
In che modo Dio si è compiaciuto di salvare i peccatori? Come ha stabilito di esortare, modellare ed edificare i suoi santi? In che modo il Signore Gesù è presentato alla mente e al cuore delle persone? La risposta è una sola: per mezzo della predicazione della Parola di Dio (I Corinzi 1:21; Efesini 4:11-16; II Timoteo 4:1-5). Come credenti che hanno una mente rinnovata dal Vangelo rigettiamo la tendenza ad un insegnamento e ad una predicazione superficiali. Oggi il culto di adorazione è votato all’intrattenimento: musica, testimonianze, spettacoli, pantomime, balli e quant’altro! Ma è la Parola di Dio a dover essere al centro dell’adorazione di Dio! Essa non deve mai essere sostituita o affiancata da elementi estranei come quelli sopraccitati. L’apostolo Paolo ha insegnato che sarebbero venuti dei tempi in cui le persone nella chiesa non avrebbero più tollerato la sana dottrina e si sarebbero cercati «maestri in gran numero secondo le proprie voglie» (II Timoteo 4:3). Per questa ragione, egli esorta Timoteo a concentrarsi sulla predicazione della Parola. Dobbiamo sforzarci di non dare spazio ad una predicazione noiosa e apatica, a pastori infedeli e pigri che non curano le pecore. La condanna di Dio è tremenda: «Figlio d’uomo, profetizza contro i pastori di Israele; profetizza e di’ a quei pastori: così parla Dio, il Signore: “Guai ai pastori d’Israele che non hanno fatto altro che pascere se stessi! Non è forse il gregge quello che i pastori debbono pascere?”» (Ezechiele 34:2).
e) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione che la salvezza debba cambiare radicalmente la vita del convertito.
È tragico che si debba dire una cosa del genere! Oggi viviamo nell’epoca del “semplice credere” e la gente è persuasa che basti “decidere” di essere salvati per esserlo davvero. Molti sono convinti che se si alza la mano, se si risponde all’appello facendosi avanti, se si ripete una preghiera che viene suggerita e se si compila un bigliettino si è per questo salvati. Non importa se le persone non hanno rotto con il peccato abbandonando la loro vecchia condotta e cercando la santità di vita (cfr. Ebrei 12:14). Si può continuare a vivere per se stessi e per il mondo pur professandosi cristiani! Noti insegnanti della Bibbia parlano di questa contraddizione nei termini di “grandezza della grazia di Dio”, mentre la Bibbia definisce coloro che vivono così «empi che volgono in dissolutezza la grazia di Dio» (Giuda 4). Quando Paolo descrisse la conversione dei credenti di Efeso fece uso della più grande antitesi del linguaggio umano per descrivere il profondo cambiamento delle loro vite: «Perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce» (Efesini 5:8). In un’altra lettera l’apostolo pose una domanda retorica: «Quale comunione c’è tra la luce e le tenebre?» (II Corinzi 6:14). Il Gesù che noi proclamiamo è un grande Salvatore; egli non lascia il suo popolo in una condizione di morte spirituale perché è stato mandato per salvare il suo popolo dal peccato (cfr. Matteo 1:21). Nelle nostre chiese c’impegniamo a proclamare la verità biblica che «se uno è in Cristo egli è una nuova creatura» (II Corinzi 5:17). Proclamiamo quel Gesù che è venuto per dare se stesso e per purificarsi un popolo «zelante nelle buone opere» (Tito 2:14). Inoltre, respingiamo con decisione la concezione impostasi di recente secondo cui una persona possa ricevere Cristo come Salvatore, ma non come Signore. La Bibbia insegna, al contrario, che il Cristo che salva è anche il Signore (Atti 2:36). La Scrittura non insegna mai che gli uffici di Cristo possono essere scissi tra loro: chi riceve Cristo lo riceve nella sua pienezza come profeta, sacerdote e re.
f) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione che la legge di Dio (espressa nei dieci comandamenti ) debba regolare la vita dei credenti del nuovo patto.
L’apostolo Paolo spiega: «La circoncisione non conta nulla e l’incirconcisione non conta nulla; ma ciò che conta è l’osservanza dei comandamenti di Dio» (I Corinzi 7:19; cfr. Geremia 31:33; I Giovanni 5:3). In quest’epoca segnata da un forte antinominianismo che assegna pochi doveri e molti privilegi alle persone, è importante ribadire che le esigenze richieste dalla santità di Dio sono sempre le stesse. La legge scritta nella coscienza dell’uomo alla creazione è la stessa legge codificata nei dieci comandamenti al Sinai, ed è rinnovata nei cuori di coloro che sono partecipi del nuovo patto. Tra i comandamenti pochi sono oggi più odiati del quarto: «Ricordati del giorno del riposo per santificarlo» (Esodo 20:8; cfr. Deuteronomio 5:12). Quel che Dio richiede ai credenti è di consacrare un giorno su sette per dedicarsi alla sua adorazione, mettendo da parte le normali attività settimanali. Ma per alcuni è assurdo e per altri odioso.
Albert Barnes, pastore e commentatore biblico del diciannovesimo secolo, scrisse: «C’è una tendenza che induce alla negligenza e all’abbandono della pratica del quarto comandamento. La domenica, il giorno del Signore, ha un maggior numero di nemici su questa terra di quanti ne abbiano tutte le altre istituzioni e pratiche religiose messe insieme. Nello stesso tempo, però, è più semplice combattere i nemici su questo terreno piuttosto che in qualche altro luogo, in quanto si tratta di un conflitto con i piaceri, con gli interessi, con l’indulgenza e l’ozio e non di uno scontro solo teorico. Siamo d'accordo con John Bunyan che disse: “Un uomo mostra la realtà del suo cuore e della sua vita nel giorno del Signore e non negli altri giorni della settimana, quando si dedica con diletto al culto di Dio nel sacro giorno dell’adorazione, dando così prova di possedere una natura santificata”». Molti sono così attaccati ai propri idoli – passioni, giochi ed intrattenimenti – che il pensiero di doverli trascurare li induce a giudicare il privilegio di dedicare un giorno alla settimana per adorare Dio e gioire in lui un’imposizione legalistica. Ma lungi dall’essere una manifestazione di legalismo, osservare il giorno del Signore è una grandissima benedizione, un momento di gioia e di ristoro per i figli di Dio.
g) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione che la conduzione della chiesa spetti agli uomini e non alle donne.
La nostra generazione è stata testimone della “femminizzazione” della casa e della chiesa. Nel principio Dio creò l’uomo maschio e femmina, assegnando ad entrambi i sessi ruoli diversi e, al tempo stesso, complementari. Anche se nella creazione e nella redenzione uomini e donne sono uguali, Dio ha stabilito che la conduzione della famiglia e della chiesa dovesse essere assunta dagli uomini. Molte persone, influenzate dalla cultura contemporanea, reputano dannoso l’esercizio biblico del governo maschile nella famiglia e nella chiesa, ma l’importanza della responsabilità che hanno i mariti e i padri dinanzi a Dio (cfr. Efesini 5:22-6:4; Colossesi 3:18-21) trascende i limiti culturali e geografici. Quando la Bibbia parla di uomini che devono essere delle guide nella preghiera (cfr. I Timoteo 2:8) e che devono assumere gli uffici di anziani e diaconi (cfr. I Timoteo 3), dobbiamo ricevere questo insegnamento con mansuetudine di cuore. La cultura secolare contemporanea non deve prevalere nella chiesa di Cristo.
h) Le chiese battiste riformate sono contraddistinte dalla convinzione della serietà dei doveri dei membri di chiesa.
Bisogna considerare l’ammonizione a «non abbandonare la nostra comune adunanza» con molta serietà (Ebrei 10:25). I credenti devono imparare ad essere sempre più partecipi della vita della chiesa locale, assumendosi le responsabilità che il Nuovo Testamento assegna ai membri di chiesa. Essere “membro di chiesa” è una cosa estremamente importante in una chiesa battista riformata. Un membro di chiesa non dovrebbe avere nessuna difficoltà a frequentare tutte le riunioni della chiesa: il culto della domenica mattina, quello della domenica pomeriggio e la normale riunione di preghiera infrasettimanale. I pastori dovrebbero affermare l’importanza della presenza alle riunioni della chiesa; altrimenti, come si potrà partecipare alla vita della chiesa in modo che onora Dio se le persone non sono presenti alle riunioni senza una giusta causa? Sono poche le chiese che oggi osservano questo principio, ma secondo la Scrittura far parte di una chiesa presuppone l’impegno e la responsabilità verso Dio, verso i conduttori e verso gli altri fratelli in Cristo.
Si sarebbero potute aggiungere altre considerazioni, ma queste riflessioni possono bastare per farsi un’idea di cosa intendiamo dire quando affermiamo di essere battisti riformati.