Maurice Roberts (da “The Banner of Truth” magazine, July 1999)
Tutti gli uomini divengono simili alle cose che adorano. Il nostro carattere interiore viene silenziosamente modellato dalla concezione di Dio che ci siamo fatta e dal modo in cui ce lo rappresentiamo. Il carattere cristiano è frutto dell’adorazione cristiana, il carattere pagano è prodotto dell’adorazione pagana; il carattere semi-cristiano è il risultato di una comprensione di Dio che è vera solo per metà. Il principio è sempre verificato: noi diveniamo simili a ciò che adoriamo, nel bene e nel male. “Come loro sono quelli che li fanno” (Salmo 115:8).
Se questo è vero, ne consegue che ciò in cui dobbiamo impegnarci, al di sopra di tutte le cose, è nell’ottenere una concezione e una comprensione del carattere e della persona di Dio le più perfette possibili. Sbagliare nella concezione dell’idea di Dio, infatti, significa sbagliare in tutto ciò che riguarda la nostra religione. Questo, probabilmente, è il problema più difficile di tutti. È il problema dei problemi. Oh, se solamente potessimo conoscere Dio per com’egli è; se solamente potessimo pensare a lui e comprendere com’è veramente! Se giungessimo a ciò, ci ritroveremmo sul pinnacolo più elevato di tutta la conoscenza e, allora, potremmo cominciare sul serio a progredire nel nostro cammino cristiano. Non ci meravigliamo, perciò se Mosè chiese a Dio: “Mostrami la tua gloria”! (Es. 33:18) Noi non saremo mai in grado di condurre altri o di insegnare nulla di profittevole fino a quando non avremo visto la gloria di Dio e non saremo giunti ad apprezzare l’eccellenza della sua supremazia.
La grande trappola che Satana ha preparato da sempre all’umanità, nel corso di tutta la sua storia, è stata quella di offrire false rappresentazioni di Dio. L’avversario ha impiegato tutta la sua abilità di venditore per piazzare immagini falsate e contraffatte del vero Dio. Lo ha fatto fin dal principio guadagnando un catastrofico successo: “Come! Dio vi ha detto…?” Le energie dell’inferno sono impiegate continuamente in quest’unico intento: dipingere Dio con falsi colori e porlo in una falsa luce. La storia della religione è il lungo e triste commentario di questa propaganda diabolica: la guerra contro Dio. Se il dio di turno è Giove, Baal o Thor o qualunque altro, in fondo non importa. Ciò che conta è che Dio non sia Dio. Sia dio il legno, la pietra, l’oro o il pane, “l’essenza dell’Essere”, o anche “il grande Spirito universale”, o qualunque cosa vogliate. L’importante è che Dio non sia ciò che realmente egli è. Nessuno è mai riuscito ad usare tale abilità nell’inganno come il nostro Arcinemico. La sua arte la potrete trovare dietro ogni idolatria, antica e moderna. E vi assicuro che le idolatrie moderne non sono meno dannate e distruttive di quelle antiche.
Prima che un uomo cominci a predicare bisogna che abbiamo una chiara conoscenza di Dio per come egli è. Questa è la prima e la maggiore qualifica d’ogni profeta. Deve conoscere Dio nel suo carattere essenziale. Il profeta è uno che dichiara chi è Dio. Tra le migliaia di false rappresentazioni di Dio sbandierate e accettate in questo mondo, il profeta proclama chi è Dio secondo verità. Il vero profeta, sotto questo aspetto, è radicalmente differente dal falso profeta. Il falso profeta conforma la propria concezione di Dio all’opinione popolare. La sua predicazione intorno alla persona di Dio non offende nessuno perché egli lo presenta in modo convenzionale e, quindi, accettabile. Il falso profeta parla sempre di un Dio che è mansueto e pacifico. Il suo Dio si adatta perfettamente all’ordine costituito. Il suo Dio non fa paura a nessuno, non suscita alcuno sconvolgimento nella mente di chi ascolta, non disturba le loro coscienze addormentate, non suscita alcuna santa indignazione, non ispira alcuna giusta rivoluzione.
Se il popolo vuole costruire un vitello d’oro, il debole profeta glielo cesella. Se il re o la regina patrocinano l’adorazione a Baal, il falso profeta li sostiene con ardore. Se l’imperatore Romano in carica avoca prerogative divine, il falso profeta offrirà la sua manciata d’incenso sull’altare, insieme a molti altri. È un amicone, rimane sempre sulla cresta dell’onda, è sempre popolare.
Il vero profeta invece, è sempre rifiutato e indesiderato. Egli è sempre troppo rude nel rompere i codici e le tradizioni della sua epoca. Egli guarda dritto al suo Dio e lo proclama com’egli è; anche se è molto diverso da come lo vorrebbero gli uomini del suo tempo. Egli parla del Dio Giusto. Egli annuncia l’Iddio che è – più di tutte le altre cose – geloso della propria gloria. Proclama un Dio che è il legislatore e il Giudice, che è trascendente e che non può essere addomesticato come un cagnolino messo al guinzaglio che non fa paura a nessuno.
Questa differenza tra i falsi e i veri profeti è molto evidente in tutta la Scrittura. Ci spiega perché Mosè, alla vista del vitello d’oro, infranse le tavole della Legge, in preda ad una santa indignazione. Ci fa intendere perché Micaia, il figlio di Imla, non poteva dire altro che male al re Acab (1 Re 22:8). Ci chiarisce perché Amos si guadagnò la reputazione di essere “uno che cospirava contro il re” (Amos 7:10). Dimostra con chiarezza la vera ragione della morte di Giovanni il Battista, di Stefano e di un esercito di martiri Cristiani. Tutti quanti loro proclamarono l’Iddio giusto che odia il peccato. Se avessero predicato “cose piacevoli” (Isaia 30:20) non li avrebbero ammazzati e avrebbero prolungato i loro giorni.
Gli dei falsi sono sempre “intra-mondani”. Vale a dire, appartengono a questo mondo e sono parte di esso. Essi sono inclusi negli schemi precostituiti di questo mondo e sorridono bonariamente all’umanità. Mentre ciò che è insopportabile dell’Iddio della Bibbia è che, continuamente, egli insiste nel proclamarsi a di sopra di tutto e di tutti. Egli è l’Iddio degli dei e il Signore dei signori. Non si può porre appello alle sue sentenze. Né uomini né governi possono porre il loro veto alle sue decisioni né mutare i suoi piani.
Il vero Dio è “extra-mondano”. Egli è al di fuori di questo piccolo mondo nel quale viviamo, e parla in modo da farci sentire terribilmente piccoli. “Egli è assiso sulla volta della terra, da lì gli abitanti appaiono come cavallette” (Isaia 40:22). Il Dio della Bibbia, in effetti, non ha una grande opinione di ciò che noi amiamo definire “la grandezza umana”. Egli annuncia senza mezzi termini: “Gli uomini del volgo non sono che vanità e i nobili non sono che menzogna; messi sulla bilancia vanno su, tutti insieme sono più leggeri della vanità.”(Salmo 62.9). Questa è una lezione che gli uomini orgogliosi hanno dovuto imparare a costo di grandi sofferenze. Faraone l’ha dovuta imparare. Allo stesso modo degli Erodi e dei Cesari. E tutti gli orgogliosi l’impareranno.. alla fine.
La nostra generazione ha grande urgenza di porre a se stessa questa domanda: “Chi è e cos’è Dio?” Alla radice di tutta la falsa adorazione di Dio nel mondo contemporaneo c’è proprio questa causa: l’ignoranza del carattere di Dio.
Cosa ancora più difficile è: che si giunga a possedere una corretta concezione di Dio e la si mantenga senza sviarsene. Una corretta concezione di Dio deve ruotare intorno a questi due cardini: “Dio è luce” (1 Giov. 1:5) e “Dio è amore” (1 Giov. 4:16). Dio è perfetto in amore e santità. Entrambi gli attributi sono veri. Noi siamo al sicuro solamente se ci appoggiamo con uguale forza su entrambe le affermazioni. Diversamente, ci svieremo. La chiesa del Medioevo perse di vista l’Iddio d’amore; la nostra epoca è in grave pericolo di perdere di vista la giustizia dell’Iddio d’amore.
Quando il cristianesimo perde contatto con la giustizia di Dio, scivola nel burrone del “paganesimo battezzato”. Se il Vangelo dell’amore di Dio in Cristo non è innalzato dall’amore per la Legge e per la giustizia di Dio, non è mai entrato in modo salutare nel nostro cuore. “Chi pratica la giustizia è giusto, com'egli è giusto.” (1 Giov. 3:7) “Chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.” (1 Giov. 3:10). Coloro che qui sono descritti come “non da Dio” non sono di certo gli irreligiosi che non frequentano le chiese, ma sono certamente quei religiosi che frequentano le comunità cristiane senza possedere la grazia salvifica nel loro cuore..
I cristiani nominali appaiono agli occhi del mondo come veri cristiani, ma essi non amano né i fratelli né la giustizia. L’amore per la giustizia sorge dal cuore che è nato di nuovo. Se non c’è in un’anima è perché quell’anima non è ancora stata trasformata e si trova ancora nei propri peccati.
Ogniqualvolta è sorta una razza d’uomini che sono stati posseduti e sopraffatti dal senso dell’amore e della giustizia di Dio, allora il mondo è stato messo sottosopra. Ciò si verificò al tempo di Cristo e degli apostoli. La stessa cosa accadde al tempo della Riforma Protestante. I cuori di Lutero, di Calvino, di Knox furono infiammati dall’amore per la Verità e per la giustizia. Questi furono uomini controllati da Dio. Essi ebbero la corretta concezione del suo carattere e lo videro come l’Iddio di perfetta luce e amore. Essi sentirono che la loro chiamata era quella di difendere la verità e la giustizia ad ogni costo. Essi non avrebbero mai potuto sopportare tutta l’opposizione che furono costretti a sostenere se non avessero conosciuto, nel modo più potente, l’Iddio che è “sopra tutte le cose benedetto in eterno” (Ro. 9:5).
Il modo in cui gli uomini conoscono Dio si riflette nel grado in cui essi rispondono alle richieste che egli fa alle loro vite. La nostra epoca, tristemente, ha prodotto gran quantità d’adorazione e di cristianesimo pratico di bassa leva. Questa è la prova migliore che la nostra conoscenza di Dio è veramente misera. Abbiamo saputo di uomini che ebbero grande zelo per il Signore, come Cromwell, Whitefield, Chalmers… ma ciò che determinò il loro cristianesimo e lo rese così efficace, sono stati in pochi a comprenderlo.
La potenza della religione autentica è la passione di applicare i principi della giustizia negli affari pratici della nostra vita sulla terra: a casa al lavoro, in chiesa, nella società e nella vita della Nazione. Gli apostoli lo hanno insegnato continuamente nelle loro epistole. La nostra difficoltà, oggi, è proprio in questo: “Da dove cominceremo in una società dove ormai la giustizia è quasi morta e sepolta?”
Possiamo cominciare con l’impegnarci personalmente a conoscere di più questo Dio di giustizia, e poi col supplicarlo chiedendogli che stenda ancora la sua mano potente ed abbia pietà di noi.