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La chiesa: colei che manda i missionari (2a parte)

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Le missioni (38) - di Paul David Washer

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28:19-20).

“Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri” (2 Timoteo 2:2).

“Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui; conservati puro” (1 Timoteo 5:22).

Una chiesa locale che prende l’impegno di addestrare e inviare dei missionari dovrà anche impegnarsi a sostenerli nel campo di missione. In altri termini, la cura spirituale del missionario non cessa quando questi si trasferisce con la famiglia sul luogo di missione. Sebbene la chiesa si trovi a migliaia di distanza dalla missione, essa ha l’obbligo di prendersi cura del missionario in tutti i modi possibili, alcuni dei quali sono chiaramente indicati nel Nuovo Testamento.

 Pregare con fede e perseveranza

Il primo mezzo con cui la chiesa mandante può prendersi cura del missionario è attraverso la preghiera fatta con fede e perseveranza. Nelle missioni la preghiera non è l’ultima risorsa, bensì la prima ed è l’arma principale del nostro arsenale. La salvezza di una sola anima è umanamente impossibile. Il progresso del regno di Cristo e la conquista di un solo centimetro quadrato del territorio del Diavolo è un’impresa umanamente impossibile. La sopravvivenza di un missionario sul campo di missione è umanamente impossibile. Perciò è Dio che deve salvare, è lui che deve far progredire, proteggere e fortificare il missionario, ma la chiesa deve pregare! Nel grande mistero della sovranità di Dio, noi siamo incoraggiati a “pregare sempre e non stancarsi”1 e siamo avvertiti del fatto che non otteniamo perché non domandiamo2.

I nostri missionari hanno bisogno di protezione? Allora ci è comandato di pregare. Alla chiesa di Filippi Paolo scrisse: “So infatti che ciò tornerà a mia salvezza, mediante le vostre suppliche”3. I nostri missionari hanno bisogno di franchezza? Ecco ciò che Paolo scrisse alla chiesa di Efeso: “[pregate] anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo”4. Desideriamo che uomini e donne siano aggiunti alla chiesa? Dio promise per bocca del profeta Ezechiele: “Anche in questo mi lascerò supplicare dalla casa d’Israele, e glielo concederò: io moltiplicherò loro gli uomini come un gregge”5. Vogliamo che la chiesa cresca in conoscenza e in grazia? Paolo ci dice di piegare “le ginocchia davanti al Padre” perché egli può “fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo”6. Ecco una grande regola da seguire nell’inviare e nel prendersi cura dei missionari “Non pensate nemmeno di inviare un missionario nel campo di missione, se non intendete pregare diligentemente per lui”.

Comunicare costantemente

Il secondo mezzo per prendersi cura del missionario è una costante comunicazione. Al tempo del Nuovo Testamento e per gran parte della storia della chiesa, la comunicazione era possibile solo per mezzo di lettere o messaggi mandati tramite dei messaggeri. Oggi, però, noi disponiamo di mezzi di comunicazione che i cristiani del primo secolo non potevano neanche immaginare. In virtù di questa benedizione della tecnologia, gli anziani hanno delle opportunità quasi infinite per continuare a istruire i loro missionari, offrire loro consulenza biblica su bisogni specifici e dare loro quell’incoraggiamento di cui c’è tanto bisogno nel campo di missione.

La parola “incoraggiamento” è una delle più comuni nella Scrittura. Quando infuria la battaglia questa è una delle cose che i soldati desiderano di più. Gli scoraggiamenti del Diavolo possono essere respinti con le preghiere a Dio e con gli incoraggiamenti dati ai missionari. Essi hanno bisogno di sapere e essere aiutati nel ricordare che il loro lavoro è importante e che resisterà anche in mezzo a tanta opposizione e apparente fallimento. Dio comandò a Mosè di incoraggiare e fortificare Giosuè dicendogli che Dio lo aveva scelto come strumento per condurre Israele nella terra promessa7. Gionatan incoraggiò Davide quando era perseguitato da Saul, assicurandogli che Dio lo avrebbe fatto re8. Dio comandò a Isaia: “Fortificate le mani infiacchite, rafforzate le ginocchia vacillanti”9. Quando Barnaba fu inviato ai neoconvertiti tra gli stranieri in Antiochia, egli “li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto”10. Paolo e Barnaba “se ne tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”11. Questo è il minimo di cui un missionario ha bisogno, perché il compito che gli è stato affidato è più grande di quello affidato a Giosuè o a Davide e soggetto a una maggiore opposizione!

Visitare il campo di missione

Il terzo mezzo per prendersi cura del missionario consiste nel visitare il campo di missione. Ciò può essere di grande benedizione per il missionario, ma può anche diventare un peso, per cui è necessario usare grande discernimento. Il missionario è un ambasciatore di Cristo, la cui chiamata è di gran lunga superiore di quella del più alto dignitario di qualunque governo umano. Perciò non devono diventare babysitter, organizzatori di spettacoli o guide turistiche per gruppi giovanili. Essi hanno un compito da completare e guai a loro se non lo portano a termine. Per questa ragione gli anziani devono impedire che delle visite inaspettate possano aggravare o rallentare i progressi dei missionari sul campo di missione. Allo stesso tempo, gli anziani di chiesa, di concerto con i missionari, dovrebbero promuovere quelle visite che sono di incoraggiamento e che contribuiscono al progresso dell’opera alla quale il Signore li ha chiamati. Sono da raccomandare soprattutto delle frequenti visite da parte di anziani-teologi.

Congedi

Il quarto mezzo per prendersi cura del missionario sono i congedi. Di solito avviene che i missionari ritornino a casa per diversi mesi dopo quattro anni di servizio. Questa pratica non trova riscontro nella Scrittura, ma per anni si è rivelata vantaggiosa per molti di loro. Anche in questo caso gli anziani hanno la responsabilità di proteggere il missionario durante il loro ritorno a casa. Sebbene un viaggio breve e una attività ministeriale programmata può risultare di beneficio, il congedo dovrà essere anche un tempo di rinnovamento spirituale e fisico, di comunione con la chiesa e riavvicinamento ai familiari. 


NOTE 

1 Luca 18:1.

2 Giacomo 4:2.

3 Filippesi 1:19.

4 Efesini 6:19.

5 Ezechiele 36:37.

6 Efesini 3:14, 20.

7 Deuteronomio 1:38; 3:28.

8 1 Samuele 23:16-17.

9 Isaia 35:3.

10 Atti 11:23.

11 Atti 14:21-22.

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