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La chiesa: colei che ordina i missionari

paul washer round

Le missioni (36) - di Paul David Washer

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28:19-20).

“Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri” (2 Timoteo 2:2).

“Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui; conservati puro” (1 Timoteo 5:22).

Fin qui abbiamo visto come la chiesa locale e i suoi anziani abbiano la responsabilità di formare e vigilare su coloro che, nel loro mezzo, dimostrano di essere chiamati a divenire missionari. Ora rivolgiamo la nostra attenzione al tema dell’approvazione o ordinazione di coloro che hanno ricevuto questa chiamata.

La prima cosa da prendere in considerazione è che l’ordinazione dei missionari riguarda la chiesa locale. Un missionario, quindi, deve essere ordinato e inviato dalla chiesa locale che lo ha accompagnato nella sua formazione e che lo ritiene adatto a quel ministerio. Questa verità è ben rappresentata nel caso dell’invio di Barnaba e Paolo nel loro primo viaggio missionario da parte della chiesa di Antiochia. In Atti 12:3 leggiamo: “Allora, dopo aver digiunato, pregato e imposto loro le mani, li lasciarono partire”.

La seconda cosa da considerare è che l’ordinazione di un missionario è un fatto solenne e di grande serietà per la chiesa e per i suoi anziani. In 1 Timoteo 5:22 Paolo diede a Timoteo il seguente avvertimento:

“Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui; conservati puro”.

Qui, Paolo si sta riferendo all'ordinazione degli anziani, ma questo stesso principio si applica anche all’ordinazione dei missionari. Bisogna ricordare che sia la chiesa che invia, sia i suoi anziani non verranno considerati responsabili solo per i buoni frutti prodotti dal ministerio e dalla vita del missionario, ma anche per i suoi peccati, i suoi errori dottrinali e il suo cattivo governo della chiesa. Solo coloro che non capiscono o che non temono il Signore possono leggere questo avvertimento senza percepire la sua gravità. Tuttavia, sono ancora tanti quelli pronti a ordinare e a essere ordinati senza capire il rischio al quale si stanno esponendo.

Alla luce del solenne avvertimento di Paolo a Timoteo, gli anziani farebbero molto bene a studiare e ad aderire agli standard biblici secondo i quali un candidato missionario può essere approvato o respinto. Questi standard si trovano in 1 Timoteo 3:1-7 e in Tito 1:6-9. Da queste due lettere si comprende che Paolo aveva inviato Timoteo a Efeso1 e Tito a Creta2 con l’obiettivo di “mettere ordine” nelle chiese “costituendo anziani in ogni città”. Quindi non deve sorprenderci che in entrambe le lettere Paolo faccia un elenco di caratteristiche non negoziabili che devono essere presenti in un anziano3.

Arrivati a questo punto, il lettore potrebbe chiedersi in che modo le caratteristiche di un anziano possano applicarsi a un missionario. Ciò si chiarisce quando consideriamo le seguenti verità: innanzitutto, in questa lista di qualifiche Paolo non fa altro che descrivere le caratteristiche di un cristiano maturo. È come se stesse dicendo a Tito e a Timoteo: “Solo un cristiano maturo può essere un anziano, e queste sono le caratteristiche di un cristiano maturo”. In secondo luogo, pensiamo che un missionario possa essere misurato con uno standard dottrinale e morale inferiore a quello di un anziano? Con grande probabilità un missionario si troverà a essere l’unica voce ed esempio di vita cristiana in una determinata area, e la chiesa da lui fondata l’unica comunità cristiana. Un missionario, in una situazione simile, con la sua dottrina e la sua etica può influenzare un gruppo o addirittura una nazione intera sia in bene che in male. Pensiamo davvero che un uomo non qualificato a essere anziano nella chiesa che lo invia possa assumersi una responsabilità così grande?

Vedere come molte chiese, diverse conferenze sulle missioni e siti web incoraggino i credenti a considerare il campo missionario è incoraggiante e degno di lode. Ma in tutto questo parlare di “passione per le missioni” faremmo molto bene a ricordarci anche di usare “cautela”4. Nel terzo capitolo della sua prima lettera a Timoteo Paolo scrive: “Se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole”5. Ma dopo procede con una lista di caratteristiche non negoziabili che un uomo deve possedere prima di assumere l’ufficio di anziano. Lo stesso deve essere detto per quanto riguarda l’aspirante missionario. Voler diventare un missionario è una cosa molto bella, ma il desiderio non è abbastanza. Una simile persona deve possedere le caratteristiche di un cristiano maturo. Questo è uno dei motivi per cui la formazione di un missionario deve avvenire sotto l’occhio vigile degli anziani e nel contesto di una chiesa locale. Aver ottenuto il massimo dei voti in un seminario non garantisce il possesso delle qualifiche per divenire anziano o per il campo delle missioni, mentre una sana dottrina e la somiglianza a Cristo lo garantiscono.


NOTE

1 1 Timoteo 1:3

2 Tito 1:5

3 I Timoteo 3:1-7;Tito1:6-9

4 Devo questo avvertimento ad una conversazione avuta con l’amico e collaboratore John Snyder della Christ Church di New Albany

5 1 Timoteo 3:1

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