Le missioni (21) - di Paul David Washer
Una lettura sommaria delle Scritture rivelerà che non è importante soltanto credere e confessare ciò che è scritto, ma anche praticarlo. Ciò è vero per quanto riguarda la nostra condotta etica o morale così come il modo in cui svolgiamo il ministero. Siamo stati chiamati a promuovere la verità delle Scritture in tutto il mondo, ma dobbiamo farlo conformemente alle Scritture. Siamo amministratori della verità di Dio e non inventori di essa. Allo stesso modo, ci sono stati dati ordini specifici su come dobbiamo promuovere la verità e quindi non abbiamo bisogno di innovare, escogitare o inventare un nuovo piano. Dai diversi testi che verranno considerati in questo articolo, impareremo che ciò che è necessario oggi è la sottomissione, non l’innovazione!
Il grande errore
«Non farete come facciamo oggi qui, dove ognuno fa tutto quello che gli pare bene» (Deuteronomio 12:8).
«In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio» (Giudici 17:6; 21:25).
Le peregrinazioni nel deserto d’Israele e il tempo dei giudici rappresentano due delle scene più tragiche della storia d’Israele. Anche se le circostanze erano diverse, vi è un filo conduttore accomuna questi due episodi. In entrambi i casi, il popolo di Dio aveva messo da parte la rivelazione della sua volontà e stava operando secondo ciò che sembrava giusto ai propri occhi.
In Deuteronomio 12:8, Mosè istruisce il popolo soffermandosi sulla necessità di un cambiamento, una volta che fosse entrato nella terra promessa. Nel contesto immediato, la frase «faceva quello che gli pareva meglio» si riferisce al lassismo con cui avevano seguito i precetti di Dio, specialmente per quanto riguarda il servizio del tabernacolo e le offerte. Il loro continuo disinteresse per la volontà di Dio e il loro atteggiamento disinvolto nei confronti dei suoi precetti non sarebbero più stati tollerati, ma avrebbero dovuto cedere il passo a una stretta osservanza della volontà rivelata da Dio. Qui è possibile imparare una lezione semplice, ma fondamentale. Dio non solo richiede la nostra adorazione e il nostro servizio, ma richiede anche che lo adoriamo e serviamo nel modo che egli ha prescritto.
In Giudici 17:6 e 21:25, l’autore descrive in un sol colpo, la causa principale di tutti i mali che si erano abbattuti su Israele durante quel tempo: «In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio». La prima frase del versetto è spesso trascurata, ma è la chiave per comprendere il tutto. Il re d’Israele doveva essere nominato Dio e doveva governare secondo la volontà rivelata di Dio1. Durante il tempo dei giudici il popolo «faceva quello che gli pareva meglio» a causa dell’assenza di autorità divina e della mancata conoscenza della volontà rivelata di Dio.
Dal momento della nascita d’Israele come nazione all’esilio, e infine alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., il grande “peccato dei peccati” d’Israele consistette nel fare «quello che gli pareva meglio» invece di seguire semplicemente le direttive divine stabilite nella legge e nei profeti. In un certo qual modo, questo stesso peccato affligge la chiesa di oggi. Ogni volta che la volontà di Dio, rivelata attraverso le Scritture ispirate, viene dimenticata, distorta o sostituita con la saggezza dell’uomo, il risultato è sempre lo stesso: eresia, peccato, impotenza, caos e giudizio. È per questa ragione che Dio ha dichiarato attraverso il profeta Osea: «il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza. Poiché tu hai rifiutato la conoscenza, anch’io rifiuterò di averti come mio sacerdote»2. La nazione d’Israele fu rifiutata dall’essere considerata rappresentante e serva di Dio sulla terra perché aveva oltraggiato la rivelazione della sua volontà contenuta nella sua Parola. La chiesa, in generale, e il singolo cristiano, oggi devono stare attenti a non commettere lo stesso errore.
In Proverbi 29:18, le Scritture avvertono: «Se il popolo non ha rivelazione è senza freno; ma beato colui che osserva la legge». Troppo spesso questa massima biblica è stata presa fuori dal contesto e usata per promuovere una qualche rivelazione del pastore o per motivare la chiesa a fare “grandi cose”. Tuttavia, il significato della parola “rivelazione” nella prima parte è chiarito dalla parola “legge” nella seconda. Il vero significato del proverbio è: Dove non c’è una legge o una rivelazione della volontà di Dio, il popolo è freno. O secondo le parole dell’autore di Giudici, il popolo “fa quello che gli pare meglio”.
Tutto nella vita e nel ministero cristiano dipende dal nostro genuino riconoscimento della stoltezza e dell’impotenza della saggezza umana e dalla nostra assoluta dipendenza dalla volontà e dalla potenza di Dio. Il grande messaggio alla chiesa e ai suoi ministri è che non dobbiamo tentare di far crescere la chiesa o far progredire la causa del grande mandato attraverso la saggezza, l’ingegno o l’intelligenza umani, ma attraverso la stretta conformità a ciò che è scritto nelle Scritture. Non dobbiamo solo attenerci alla dottrina biblica, ma anche a una metodologia biblica. È una verità comunemente accettata che il fine non giustifica i mezzi. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda il ministero e il grande mandato. Non solo dobbiamo avere un fine o un obiettivo biblico (cioè fare discepoli), ma dobbiamo anche impiegare mezzi biblici per raggiungere tale obiettivo. Nel nostro desiderio di adempiere il grande mandato, dobbiamo impiegare solo quelle strategie e metodologie che sono chiaramente esposte nelle Scritture. Più ci allontaniamo dallo standard biblico e ci affidiamo alla nostra ingenuità o intelligenza, meno vedremo la potenza di Dio e l’avanzamento del suo regno! È una contraddizione impiegare mezzi non biblici per diffondere la verità biblica. È altrettanto pericoloso impiegare mezzi che non sono garantiti dalle Scritture per adempiere i compiti che ci sono assegnati nelle Scritture. Per queste e altre ragioni, dobbiamo cogliere ogni occasione per piantare i chiodi nella bara del pragmatismo e della saggezza umana. Dobbiamo essere altrettanto implacabili nel sottomettere noi stessi e tutti i nostri sforzi alle dottrine della sola Scriptura e della sufficienza della Scrittura che sono strettamente interconnesse fra loro.
1 Deuteronomio 17:18-19: «E quando si insedierà sul suo trono reale, scriverà per suo uso, in un libro, una copia di questa legge secondo l’esemplare dei sacerdoti levitici. Terrà il libro presso di sé e lo leggerà tutti i giorni della sua vita, per imparare a temere il Signore, il suo Dio, a mettere diligentemente in pratica tutte le parole di questa legge e tutte queste prescrizioni».
2 Osea 4:6: «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza. Poiché tu hai rifiutato la conoscenza, anch’io ti rifiuterò come mio sacerdote; poiché tu hai dimenticato la legge del tuo Dio, anch’io dimenticherò i tuoi figli».