Le missioni (19) - di Paul David Washer
«Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.» (2 Timoteo 3:16-17)
Come possiamo esser certi che stiamo facendo la volontà di Dio nel campo delle missioni e che le nostre opere avranno un valore duraturo?
“Esiste una cartina di tornasole attraverso cui possiamo valutare le nostre attività e, se necessario, apportare delle giuste correzioni?”.
Nelle più importanti confessioni di fede queste domande hanno avuto una risposta affermativa. La cartina di tornasole per ogni pensiero, parola e opera, così come il criterio attraverso cui ogni sforzo missionario deve essere giudicato, è costituito dai dettami infallibili e inerranti delle Sacre Scritture. Sia la Confessione di Westminster che la Confessione battista del 1689 affermano in maniera inequivocabile:
“La Scrittura trasmessaci dallo Spirito Santo costituisce l’unico e supremo arbitro per la soluzione di tutte le controversie in campo religioso e per l’esame dei decreti di tutti i concili, delle opinioni di scrittori antichi, delle dottrine umane e delle opinioni personali”[1].
Se vogliamo aver fiducia nel giorno del giudizio, dobbiamo attenerci risolutamente all’antica dottrina che diede origine alla Riforma: il Sola Scriptura. L’insegnamento del Sola Scriptura costituisce uno dei cinque sola della Riforma Protestante, assieme al sola fide (sola fede), sola gratia (sola grazia), solus Christus (solo Cristo), soli Deo gloria (solo a Dio la gloria). Si tratta dunque, di un’espressione latina che si traduce con Sola Scrittura. Con essa s’intende che la Bibbia possiede tutta la verità necessaria nelle questioni che riguardano la fede e la condotta, e che tutta la nostra dottrina, etica, e ministero devono fondarsi sulle chiare affermazioni della Scrittura o esserne dedotte con un valido ragionamento.
È importante comprendere che la dottrina del Sola Scriptura si fonda su due grandi verità. La prima è quella dell’ispirazione, dell’inerranza e dell’infallibilità delle Scritture – la Bibbia infatti è alitata da Dio, non contiene errori né può essere capace di commetterne. Pertanto, è completamente affidabile. La seconda verità riguarda la sufficienza delle Scritture, vale a dire che la Bibbia è sufficiente per istruirci in ogni ambito della dottrina e della fede e di equipaggiarci per ogni buona opera alla quale siamo chiamati. Entrambe le verità sono tratte direttamente dalla lettera dell’apostolo Paolo al suo giovane discepolo Timoteo:
“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. (2 Timoteo 3:16-17)
L’infallibilità e la sufficienza delle Scritture sono come due facce della stessa medaglia. Di conseguenza, non si ha l’una senza l’altra. Per tale ragione, con questa sua forte dichiarazione riguardo all’ispirazione delle Scritture, l’apostolo Paolo afferma altresì la loro sufficienza in ogni aspetto della dottrina e della pratica. Nella prima parte del testo, egli ci dice che la Scrittura è letteralmente alitata da Dio[2] e perciò inerrante. Nella seconda parte, asserisce che essa è utile per rendere completo l’uomo di Dio e ben preparato per ogni opera buona[3]. Il termine “completo” proviene dall’aggettivo greco artios che significa “idoneo”, “completo”. Il termine “preparato”, invece, deriva dal verbo greco exartizo che significa fornire abbondantemente o pienamente. La verità che bisogna, subito, cogliere è che le Scritture ispirate sono in grado di rendere il ministro idoneo e pienamente fornito per ogni compito del ministero nella chiesa e nel grande mandato.
L’ispirazione e la sufficienza delle Scritture sono sia di enorme incoraggiamento sia di forte avvertimento per tutti coloro che esercitano il ministero nel nome di Cristo. L’enorme incoraggiamento è che la Scrittura è sufficiente nell’equipaggiarci per l’opera missionaria e nel guidarci nell’uso delle strategie o metodologie per adempiere quest’opera. Il forte avvertimento è che più ci allontaniamo dalle Scritture, non solo per quel che concerne la dottrina, ma anche la sua metodologia, più incorreremo negli errori e saremo un impedimento piuttosto che una forza attrattiva, nell’avanzamento del grande mandato. Il bivio che ci sta di fronte chiama in causa proprio la dottrina del Sola Scriptura e la sufficienza delle Scritture. I missionari che sottomettono la loro vita e il loro ministero alla Scrittura possono essere fiduciosi che stanno facendo la volontà di Dio e che la loro opera durerà. Tuttavia, più veniamo meno nell’obbedienza a ciò che è scritto, assimilando le dottrine e le strategie umane, più rischiamo di essere in conflitto con la volontà di Dio e di vedere la nostra opera consumata dal fuoco del suo giudizio[4].
[1] Confessione di fede battista del 1689, 1.10.
[2] Il termine ispirata traduce la parola greca theópneustos (theós = Dio + pnéo = respirare).
[3] Questa espressione non deve essere limitata solo ai ministri nella chiesa, come i pastori, gli insegnanti e gli evangelisti, ma si deve estendere ad ogni credente in tutti gli aspetti del servizio.
[4] 1 Corinzi 3:12-15.