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La vita poco seria di Lot

Alan Dunn

Lot non prese Abramo molto sul serio. È vero, andò con lui, quando emigrò da Ur. D’altronde, cos’altro poteva fare? Suo zio Abramo era diventato il suo padre putativo da quando era morto Aran, il suo padre biologico. Di certo Lot sapeva del fatto che Dio aveva parlato ad Abramo e che gli aveva promesso di dargli una progenie e delle terre. Aveva certamente appreso  anche della dedizione di Abramo e della sua devozione verso Dio, perché o vedeva adorare agli altari dei sacrifici. Era stato testimone del modo in cui Dio aveva liberato Abramo dall’Egitto dopo che aveva mentito su sua moglie Sarai. Di certo il faraone, che aveva cercato di aggiungere Sarai al suo harem, prese sul serio Abramo quando scoprì che, in realtà, si trattava della moglie d’Abramo e il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe (Gen. 12:17). Per quanto tutto questo fosse assai significativo, ciò che colpì Lot fu la quantità di ricchezze ammassate da Abramo, beni che si riversarono anche su di lui.

ClownQuando ne ebbe l’opportunità Lot non prese il Dio d’Abramo e le sue promesse tanto sul serio quanto, piuttosto, la prospettiva di arricchire ancora di più. Fu così che si separò da Abramo e si trasferì nella città di Sodoma, già abbastanza rinomata per la sua perversione. Ma sì… perché mai prendere troppo sul serio la cattiva fama che circolava sui peccati di quella gente? Perché mai un po’ di peccato avrebbe dovuto precludergli la possibilità di fare un bel po’ di denaro?  Perfino dopo aver conosciuto il serio trauma di essere stato fatto ostaggio dai quattro re invasori e dopo essere stato sorprendentemente liberato da Abramo, continuò a non considerare in modo abbastanza serio il peccato di Sodoma. Infatti vi ritornò e, addirittura, si fece strada nella politica di quel luogo conquistandosi un posto alla porta della città. Sapeva molto bene della sensualità violenta della gente di Sodoma, e considerò abbastanza seriamente questo fatto da costringere due stranieri ad andare a casa sua in modo da poterli proteggere durante la notte e poi mandarli via il mattino dopo. Ma quella sera le cose di fecero serie davvero.

Una folla di omosessuali e violenti voleva abusare dei due visitatori, e quando Lot si rivolse loro chiamandoli  fratelli, quelli non lo presero affatto sul serio. Anzi gli fecero perfino sapere che in tutto il tempo che era stato lì a Sodoma, a dispetto della sua "militanza politica”,  non lo avevano mai considerato davvero. Ma adesso erano loro a fare sul serio e lo assalirono in un’eccesso d’ira. Solo dopo che i due stranieri (che si rivelarono essere angeli), lo liberarono dalle mani di quelli, Lot divenne serio. Credette alle loro parole d’avvertimento e corse ad informare e ad esortare i suoi generi affinché fuggissero dalla città prima che su di essa si riversasse l’ira distruttiva del giudizio divino. Lot predicò un buon sermone a quegli uomini. Aveva creduto al messaggio angelico e lo annunciò nel modo più accorato possibile, «Ma ai suoi generi parve che volesse scherzare» (Gen. 19:14). Quelli non riuscivano a prenderlo sul serio, tutto qua!

Gli angeli dovettero fisicamente costringere Lot ad uscire fuori dalla città; ed anche allora lo troviamo opporre resistenza alle loro direttive. Mentre il sole stava per sorgere – ed era il mattino del giorno della distruzione – gli angeli dicevano a Lot di correre e di rifugiarsi alla montagna. Lot, però, contratta con gli angeli per ottenere un compromesso affinché gli si conceda di rifugiarsi a Tsoar. Questa sua “negoziazione” rivela quale fosse la filosofia di vita di Lot. Egli visse secondo il motto che troviamo al v. 20: «Non è forse piccola?». Secondo lui Tsoar non era altro che una piccola città. Il Signore farà così tanto sul serio nel voler distruggere la valle da non poter concedere che questa piccola città sia risparmiata?  Non è forse solo un “piccolo compromesso”? Oh, Lot era un maestro nel tollerare i piccoli compromessi! Non farà lo stesso il Signore? Sarà Dio così serio e rigido su un piccolo compromesso? Sorprendentemente gli angeli gli concessero il permesso di andare a Tsoar. Mentre andavano via, la moglie di Lot si voltò indietro per guardare Sodoma e venne raggiunta dal giudizio divino. Alla fine Lot deve lasciare anche Tsoar e la sua storia si conclude in una caverna, con una tristissima e sordida scena di perversione.

È chiaro che nel carattere e nella condotta di Lot c’era molto che induceva gli altri a prendere poco sul serio sia lui sia la religione che professava. I suoi concittadini sodomiti, sua moglie, le sue figlie, i suoi generi non gli credevano, non lo prendevano sul serio. Tutti erano concordi nel ritenere che sembrava che scherzasse. Se, tra gli scrittori sacri, non ci fosse stato Pietro ad informarci che il giusto Lot era rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (1 Pi 2:7), nemmeno noi avremmo preso troppo sul serio la sua religione.

Anch’io ho incontrato alcuni che somigliano molto alla generazione dei sodomiti del tempo di Lot. Si tratta di persone che avrebbero gradito e voluto che somigliassi al comico Lot. «Dai, non essere troppo serio predicatore!». Sappiatelo! credo di possedere una certa dose di senso dell’umorismo. Anzi, in certi momenti, mi spingo perfino ad  usarlo – moderatamente – per alleviare la pressione della predicazione. Ma spero che non ci sia nessuno che risponda alla mia predicazione allo stesso modo in cui reagirono i generi di Lot, concludendo che io, in fondo, non faccio che altro che scherzare. Non intendo assolutamente fare la parte del bacchettone o del morboso, ma è possibile che io sia “troppo" serio? Potrei essere “troppo” serio quando so di essere la voce che fa da spartiacque tra coloro che andranno all’inferno e coloro che andranno in paradiso? Posso essere “troppo” serio nell’avvertire il popolo di Dio contro le seduzioni di Babilonia la prostituta e nel suonare la tromba d’allarme per destarlo all’arrivo della Bestia devastatrice? Posso essere davvero “troppo” serio mentre servo le pecore di Cristo sul campo della battaglia spirituale? Posso essere “troppo” serio se considero il resoconto che mi sarà richiesto sulle anime degli uomini? Pensate che nel giorno che Cristo caccerà gli uomini via da lui, nelle tenebre eterne, sia possibile che egli mi dica che sono stato “troppo serio” nel parlare della salvezza dall’ira a venire?

Quando mi dicono che sono “troppo serio”, penso sempre a Lot. Quante volte deve aver fatto dei compromessi  del tipo «Non è forse piccola?» per evitare che i sodomiti lo tacciassero di essere “troppo” serio, quando, in realtà non era serio abbastanza. Lot scese a compromessi eppure non lasciò che il peccato di Sodoma o i suoi stessi istinti lo compromettessero seriamente. Ma tutto ciò era serio. Allo stesso modo anche Sodoma scese a compromessi e tollerò la militanza di Lot nella politica della città e il suo malessere idiosincratico nei confronti della loro immoralità, tuttavia non presero abbastanza sul serio la sua predicazione. Anche questo era qualcosa di serio. La vita vissuta sulla soglia del giudizio incombente è molto seria. Eppure quando Lot sollecitò i suoi generi affinché fuggissero dall’ira di Dio che stava per abbattersi, quelli pensarono che scherzasse.

«Un giorno, in un teatro di Copenaghen, durante uno spettacolo di comici, presero improvvisamente fuoco le quinte. Corse allora sul palco uno degli attori per avvertire il pubblico del pericolo, ma gli spettatori, che si stavano davvero divertendo, credettero si trattasse di uno scherzo e cominciarono ad applaudire. Allora il comico decise di ripetere l'avviso. Ma inutilmente: la gente continuò a sbellicarsi dalle risa e ad applaudire sempre di più. È probabile che il mondo finirà proprio così – nota Kierkegaard – fra l'entusiasmo divertito di uomini spiritosi e imbecilli che crederanno si tratti di uno scherzo». (Soren Kierkegaard, Aut aut Vol 1, Princeton, 1971. p.30).

Non sarà forse che i pagliacci che, come Lot, scendono a compromessi sono le persone meno adeguate per comunicare il messaggio sobrio e serio del Vangelo di Dio?

Mi pare che sia tempo di essere seri.

 


Il pastore Alan Dunn esercita il ministero presso la Grace Covenant Baptist Church di Fleamington, NJ, USA

Questo articolo è apparso sul blog Reformed Baptist Fellowship.

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