Le missioni (8) - di Paul David Washer
«Fate miei discepoli tutti i popoli».
Matteo 28:19
L’ordine di Cristo di “fare discepoli” è ben altro che contare il numero di mani che si alzano dopo un appello o i moduli in cui si sottoscrive la decisione di avere “accettato Gesù Cristo” presa nel corso di una campagna evangelistica. Un discepolo di Cristo è una persona che è stata genuinamente convertita mediante l’ascolto della parola della predicazione del Vangelo e che porta il frutto di una fede e di un ravvedimento autentici1. Questi sarà una persona che è stata giustificata mediante la fede nel suo Maestro e che continua a essere trasformato a immagine del suo Maestro.
I Vangeli ci indicano quali siano le varie caratteristiche del vero discepolo di Cristo. Sebbene esuli dallo scopo di questi articoli esaminarli tutti dettagliatamente, ci sono tre testi nel Vangelo di Giovanni in cui il Signore Gesù Cristo descrive le caratteristiche essenziali di ogni suo vero discepolo. Questi tre testi ci forniscono una sintesi esauriente di ciò che significhi essere e fare discepoli.
La prima caratteristica di un discepolo autentico la troviamo in Giovanni 8:31-32. Il testo dice: «Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi”». Qui impariamo che è un discepolo genuino colui che continua a sottomettersi alla parola di Cristo e, di conseguenza, fa l’esperienza di una continua e progressiva liberazione da ogni legame peccaminoso. Gesù non sta insegnando in alcun modo che i suoi discepoli sarebbero stati del tutti scevri da qualunque forma o atto peccaminoso o che, già in questa vita, avrebbero sperimentato una sorta d’impeccabilità o di “perfezione”, ma spiega che ogni suo vero discepolo è una persona che persevera nella verità e che, conseguentemente, cresce nella grazia.
La seconda caratteristica del vero discepolo la troviamo in Giovanni 13:35. Il testo dice: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri». Da qui impariamo che il discepolo di Cristo si identifica apertamente con altri discepoli e li ama in modo talmente fuori dall’ordinario dal compiere sia nei loro confronti sia verso le persone che non appartengono alla cerchia dei credenti, degli atti pratici di servizio che qualificano e affermano la sua relazione con Cristo. Questo amore supera e abbatte qualunque barriera etnica, raggiunge ogni classe sociale e attraversa qualunque strato economico2.
La terza caratteristica del vero discepolo la troviamo in Giovanni 15:8. Il testo dice: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli». Da qui impariamo che il discepolo di Cristo porta molto frutto, ovvero che compirà delle opere che attesteranno e dimostreranno l’autenticità della sua confessione. È proprio questo l’insegnamento principale di Cristo sulla questione dell’autenticità della conversione e del discepolato. «Li riconoscerete dunque dai loro frutti. Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli»3.
Dai testi citati risulta evidente che il discepolato non è qualcosa di superficiale o di antiquato. Com’è già stato detto, un discepolo autentico è una persona che si dedica per tutta la vita a imparare e imitare il proprio maestro. Ma come si può fare ciò nel contesto della fede cristiana? Sono già trascorsi due millenni da quando il Signore Gesù Cristo ha camminato su questo pianeta. Come possiamo essere certi che anche noi stiamo camminando com’egli camminò?4. La risposta a questa importante domanda la troviamo nel Grande Mandato. In altri termini, non possiamo essere discepoli di Cristo se non seguiamo i suoi insegnamenti e i comandamenti che ci sono stati trasmessi dalle Scritture. Se si prescinde da “tutto il consiglio di Dio” che è contenuto nella Scrittura, il discepolato sarà assolutamente impossibile, e qualunque tentativo di “fare discepoli” che non sia fondato sulla parola inerrante di Dio è semplicemente un’assurdità, una contraddizione della peggiore risma. Se vogliamo ottenere un buon raccolto, dobbiamo seminare abbondantemente il buon seme senza contaminarlo con altri tipi di semenze. Se non osserveremo strettamente questa regola, il risultato sarà quello di avere un raccolto ibrido e una generazione imbastardita da ogni genere di tendenze devianti.
Per questa ragione, se il missionario vorrà svolgere davvero il compito di “fare discepoli” dovrà primariamente essere egli stesso un discepolo. Dovrà essere una persona devota agli insegnamenti del suo Maestro così come si trovano nella Scrittura. Dovrà dedicare tutta la propria vita a ubbidire, insegnare e a mostrare e spiegare i comandamenti di Cristo agli altri. Questa è la grande verità che continuerò a ripetere e a evidenziare in tutti gli articoli che seguiranno. L’importanza di queste cose non sarà sottolineata mai abbastanza!
NOTE
1 Matteo 3:8; Luca 3:8.
2 Colossesi 3:11 «Qui non c'è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti».
3 Matteo 7:20-21.
4 1 Giovanni 2:6