di James T. Dennison Jr.
Luca 2:21-35
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La musica di Natale non è stata creata da Antonio Vivaldi, da Johann Sebastian Bach o da George Friedrich Handel. La musica di natale è stata creata da Dio stesso. Non è questo un bel pensiero? Dio stesso è il creatore della musica, si, anche della dolce musica natalizia che accompagna gli inni che celebrano l’avvento del suo amato Figlio. La musica di Natale è discesa dal cielo; Vivaldi, Bach ed Handel ne sono solo imperfetti imitatori, che si sforzano di armonizzare i loro cori al suono di quelli delle celesti sfere. Il Figlio di Dio è disceso nel primo Natale ed il maestoso organo celeste ha intessuto una sinfonia di inni per celebrare la sua nascita.
Il Vangelo di Luca contiene questi inni, inni dell’avvento. Inni che proclamano l’avvenuta incarnazione del Figlio dell’Altissimo: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero.” I racconti dell’infanzia di Luca contengono questi inni che celebrano la venuta e la nascita del Dio increato. In Luca nei capitoli 1 e 2 troviamo quattro inni dell’avvento, quattro inni cantati sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Il primo inno è il Magnificat (1:46-55), la vergine Maria in questo inno esalta il Signore per il miracoloso concepimento che ha in lei operato e per il l’ammirabile fanciullo che porta in grembo, e dice: “l’anima mia magnifica il Signore.” Il secondo inno è il Benedictus (1:68-79) l’inno di Zaccaria padre di Giovanni Battista, il cui mutismo ha un significato profetico, quando potrà parlare dirà che Dio: “ci salverà dai nostri nemici….(ci salverà) mediante il perdono dei...peccati,” perciò: “Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele.” Il terzo inno è il Gloria (2:14) il coro che gli angeli cantarono davanti agli impauriti pastori nei campi di Betlemme, un inno cantato su una sinfonia celeste, Gloria in excelsis: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi” Ed alla fine il Nunc dimittis (2:29-32) l’inno di Simeone, un inno ispirato dallo Spirito Santo- un inno di addio- un inno che parla di un addio, ma che parla anche di un arrivo, dell’arrivo della visitazione del cielo ora stretta fra le desiderose braccia di Simeone. Nunc dimittis: “Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo”.
Gli inni che cantiamo a Natale sono delle imperfette imitazioni dei cori che in cielo hanno celebrato la venuta del Figlio. Quindi cantiamo, cantiamo con i cori degli angeli, contiamo con cuori desiderosi e ferventi, cantiamo con meraviglia e stupore, cantiamo con i benedetti padri e le benedette madri dell’antico patto, cantiamo all’invito fattoci dal cielo, cantiamo la nascita del Figlio di Dio:questo dono della grazia che ci porta la salvezza. Quando ascolterete il Gloria di Vivaldi, quando sarete trascinati dal meraviglioso Magnificat di Bach, quando sarete portati sulle vostre ginocchia dall’ascolto del coro “Alleluia” di Handel, sappiate che le vostre orecchie, i vostri cuori, le vostre lingue stanno imitando la magnificente gioia che il cielo stesso ha inaugurato, che Dio stesso ha commissionato, quando guidò il cielo e la terra nel canto di inni di lode per celebrare la nascita del suo Figlio. Non dobbiamo ritrarci dal cantare gli inni di Natale! Dio Spirito Santo stesso ha cantato davanti a noi, e noi seguiamo il meraviglioso, glorioso e benedetto esempio del nostro Consolatore, il Paracleto, il Nostro Aiuto.
L’abbondanza di inni presenti nel vangelo dell’infanzia di Luca non è casuale. Se in Luca 1 e 2 sono ricordati molti inni questo avviene perché qualcosa di importante si sta avvicinando. Credo che i quattro inni raccolti nei capitoli di apertura del vangelo di Luca siano una sottolineatura poetica di un cambiamento epocale, di un punto di svolta della storia. Cantano gli angeli, gli angeli che hanno celebrato la creazione, ecco, ora cantano nuovamente. Sicuramente qualcosa di importante si sta avvicinando. Una nuova creazione forse? Quando Israele attraversò il Mar Rosso su terra asciutta, Mosè cantò ed il popolo insieme a lui: “ (Signore) tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato.” Davanti a questo atto di grazia redentrice, l’Esodo dall’Egitto, Israele canta. Anche gli inni dell’infanzia raccontati da Luca sono canti che celebrano la redenzione. Veramente c’è qualcosa in arrivo. Un nuovo Esodo forse? E nella storia di Israele cosa fecero i profeti?cantarono anche loro? Considerate il profeta Osea, questi proclama l’inno per le nozze dell’amata del Signore. Il Signore dice: “Perciò, ecco, io l'attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Di là le darò le sue vigne e la valle d'Acor come porta di speranza; là mi risponderà come ai giorni della sua gioventù, come ai giorni che uscì dal paese d'Egitto.” Quando la sposa del Signore ritornerà nel deserto, quando ritornerà nel luogo del cammino, quando ritornerà nella terra dove ha celebrato il suo matrimonio, allora canterà ed eleverà l’inno che cantò nel suo esodo dall’Egitto. Sicuramente Osea ha compreso che doveva avvenire qualcosa di importante. Si canterà forse un nuovo inno nuziale? Noi ora conosciamo l’esatta sequenza, prima viene l’inno che celebra la creazione, poi quello che celebra la nuova creazione; prima vengono cantati gli inni che celebrano l’esodo, poi quelli che celebrano il nuovo esodo; prima viene cantato l’inno nuziale della sposa pellegrina, poi quello della sposa che vive negli ultimi tempi.
L’inno di Maria dice che sta per compiersi qualcosa di importante: “Il Potente ha fatto grandi cose..ricordandosi della sua misericordia di cui aveva parlato ai nostri padri.” L’inno di Zaccaria dice la stessa cosa: “Il Signore…ha visitato e riscattato il suo popolo… grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l'Aurora dall'alto ci visiterà.” Anche gli angeli portano lo stesso messaggio: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra.” Da questo comprendiamo che gli inni raccontati da Luca sono dei canti che celebrano l’adempimento delle profezie. Le promesse di Dio si sono compiute nel fanciullo Gesù: le promesse di creazione: in lui ora è presente la nuova creazione; promesse del patto: in lui ora si inaugura il nuovo patto; promesse di liberazione: in lui ora si compie il nuovo esodo; promesse Davidiche : lui è il nuovo Davide; promesse matrimoniali: in lui ora è approntato il celeste banchetto nuziale.
L’evento importante che secondo gli inni Luca si sta per realizzare riguarda non soltanto l’incarnazione del Figlio di Dio, ma anche l’incarnazione che il Figlio di Dio compie delle promesse. Dalla sua infanzia alla sua vita adulta, tutte le promesse della precedente era sono rese viventi, prendono corpo, vengono incarnate. L’incarnazione del Figlio di Dio è l’incarnazione della storia delle promesse di Dio. L’adempimento delle promesse che avviene in questo fanciullo significa che sono state una volta per tutte compiute per noi. In questo fanciullo le promesse di Dio sono Si ed Amen, ed anche per noi che apparteniamo a questo Figlio le promesse sono Si ed Amen. Luca ci ha scritto mediante degli inni, canti che celebrano l’adempimento delle promesse di Dio nel suo Figlio Gesù Cristo. Quando cantate il Magnificat con Maria, il Benedictus con Zaccaria, il Gloria con gli angeli, celebrate quel grande passaggio dalla promessa all’adempimento che ora vi appartiene in Cristo Gesù. Le parole di Maria, di Zaccaria, degli angeli sono i vostri inni. In Cristo ora cantate gli inni che hanno celebrato la sua nascita.
Ma cosa fece Simeone? Cosa dobbiamo dire di Simeone e del suo inno? Aspetta, il paziente Simeone. Ma cosa dobbiamo dire del suo Nunc dimittis? Simeone canta il suo inno quaranta giorni dopo la nascita del bambino che tiene fra le braccia. Gesù ha circa sei settimane quando viene portato al Tempio dai suoi devoti e poveri genitori. Maria e Giuseppe sono devoti perché compiono le richieste della legge cerimoniale. Luca dà grande importanza all’obbedienza dei genitori di Gesù sottolineando, circa tre volte nei versi 22-24, che hanno agito in base alla legge del Signore. Ma questi devoti genitori sono poveri, come tanti altri che compaiono nel vangelo di Luca, i personaggi principali non sono ricchi e famosi, ma umili ed insignificanti poveri. Giuseppe e Maria possono permettersi come sacrificio solo una coppia di tortore o un paio di piccioni. Questi due poveri, Maria e Giuseppe, incontrano il vecchio Simeone nel cortile del Tempio. È stato un caso? Tre volte Luca ci dice che lo Spirito era sul vecchio e devoto Simeone. Luca riesce ad adombrare con profondità, nell’opera dello Spirito Santo su Simeone, la discesa dello Spirito che racconterà nel suo secondo libro, cioè l’effusione dello Spirito il giorno della Pentecoste in Atti 2. È stato lo Spirito Santo che ha adombrato la vergine Maria nel suo concepimento miracoloso, è stato lo stesso Spirito che ha riempito Elisabetta, la madre di Giovanni Battista, facendole benedire il Frutto del grembo di Maria. È stato lo Spirito Santo a profetizzare attraverso Zaccaria, e sotto l’azione di questo stesso Spirito, Simeone ha incontrato questo bambino con i suoi genitori.
Il vecchio Simeone ed il neonato, il vegliardo Simeone ed il bambino di quaranta giorni. Simeone la cui vita è prossima alla fine, il fanciullo Gesù la cui vita è all’inizio. Gli ultimi giorni del vecchio patriarca, i primi giorni di questo bambino. Quanto è vivido il contrasto fra il vecchio ed il nuovo, il contrasto non si basa fra i capelli bianchi del vecchio ed il neonato. Qualcosa di importante è presagito. Il vecchio Simeone attende di morire, ma prima di andarsene attende di abbracciare un neonato. Simeone regge il nuovo fra le braccia, lo stringe al suo petto, canta il suo inno, restituisce il bambino ai suoi genitori e scompare. Vedete quanto avviene al verso 35? Simeone scompare. Il vecchio Simeone, pieno di Spirito, scompare e lascia la scena al neonato. Il vecchio va via, viene superato, viene trasceso dal nuovo! Comprendete quanto avviene? Il resto del vangelo di Luca racconta di questo bambino che diventa uomo, il resto del racconto di Luca riguarda il nuovo. Gesù occupa la scena di Simeone, Maria, Giuseppe, dei pastori, di Zaccaria ed Elisabetta. Gesù occupa la scena e concentra l’attenzione su di sé, poiché è lui ad essere la grande novità compiuta da Dio per la salvezza del suo popolo. Questo neonato è il centro della storia. Il racconto di Luca ruota attorno al fanciullo Gesù e non attorno al vecchio Simeone.
Questo bambino è la consolazione di Israele, questo bambino è il Messia dell’Eterno. In questo bambino noi abbiamo visto la salvezza, questo bambino è la luce e la gloria. Simeone lo prende fra le braccia e confessa: “O Signore lasciami andare! O Signore che io vada, questo bambino rimane! Mio Signore, i miei occhi hanno adempiuto il loro destino. O Signore, chiudi i miei occhi, lascia che i miei occhi si chiudano in pace poiché hanno visto il tuo dono, i miei occhi hanno contemplato il Salvatore promesso. I miei occhi, i miei occhi, O Signore, possono oscurarsi poiché hanno visto la tua luce, io ho visto la gloria del Signore.”
Riuscite a vedere nella transizione fra il vecchio ed il nuovo, quanto il nuovo sia silenzioso e passivo in presenza del vecchio? Il fanciullo Gesù viene portato al Tempio e viene preso dalle braccia di Simeone. Gesù si sottomette passivamente alla legge affinché si adempia tutto quello che precedentemente era stato richiesto. Quanto viene fatto a Gesù avviene secondo il dettato della legge ed egli vi si sottomette. Quanto viene detto di lui è pronunciato da figure che rappresentano il meglio del’era dell’Antico Testamento, il meglio della legge e dei profeti: Maria, Zaccaria, gli angeli, Simeone ed Anna. Sono questi personaggi a parlare, Gesù rimane silenzioso. Tutto quello che la legge e i profeti avevano previsto riguarda questo passivo silenzioso bambino! E quando questo bambino potrà parlare, le sue parole e le sue azioni costituiranno l’adempimento della legge e dei profeti. Non è questo che Luca ci dice alla fine del suo evangelo? Cioè che Gesù insegnò ai suoi discepoli sulla via di Emmaus come egli adempisse tutte le cose che di lui sono scritte nella legge e nei profeti. Le narrazioni che Luca fa dell’infanzia di Gesù sono pervase dalla consapevolezza della fine della legge e dei profeti, la loro comparsa finale deve lasciare lo spazio al tempo della pienezza. Lo spazio centrale appartiene a Gesù e non a Simeone o ai pastori, appartiene a Gesù e non a Zaccaria o Elisabetta e neanche a Maria. Il nuovo accetta silenziosamente la testimonianza della legge e dei profeti e successivamente esploderà in un torrente di parole e di azioni che riveleranno la fine imminente del vecchio. Insieme alla vita di Simeone termina l’economia dell’Antico Testamento e termina nell’adempimento di quanto annunciava. Simeone dice: addio!, anche la vecchia era dice: addio! Addio in pace! L’economia dell’Antico Testamento, insieme a Simeone vengono congedati in pace. In questo bambino è presente tutta la luce e tutta la gloria dei profeti, in questo bambino è presente tutto quello che la legge ed i profeti annunciavano. Simeone ha visto questa gloria e questa luce ed è lieto, lieto di lasciare la scena, lieto di morire, lieto sparire, poiché il fanciullo Gesù è arrivato! Tutte le cose ora diventano nuove, anche per il giusto e devoto Simeone ogni cosa è cambiata.
Nell’inno di Simeone è evidente il cambiamento che riguarda i soggetti della salvezza. Nel Nunc Dimittis, per la prima volta negli inni dell’infanzia raccontati da Luca, vediamo che la salvezza includerà i pagani. L’ultimo inno dell’avvento narrato da Luca alla fine invoca la benedizione della salvezza di Dio sui pagani. Preannunciando il secondo libro ispirato di Luca, che racconterà degli apostoli che recheranno la buona notizia di Gesù in Asia minore e in Macedonia, in Grecia ed a Roma, Simeone annuncia le importanti novità che si stanno oggi realizzando: Coreani, Filippini, Cinesi, Ispanici, Indiani d’Amarica, Afro-Americani, Caucasici, Scozzesi ed Irlandesi- le nazioni cioè, camminano alla sua luce e vedono la sua gloria- la gloria del Signore, del suo Figlio nostro Redentore.
Simeone vede il Messia e lo tiene fra le sue braccia, quale meraviglioso cambiamento! Quello che ogni desideroso cuore d’Israelita aveva desiderato, Simeone lo tiene fra le sue braccia. Simeone vede la consolazione di Israele, la contempla, fra le sue braccia tiene la salvezza del Signore. Quale meraviglioso cambiamento! Abbracciare il Cristo! Possedere la luce e la gloria- benedici il Signore anima mia! Simeone contempla la rivelazione di Dio ai pagani, fra le sue braccia tiene la salvezza delle nazioni, stringe al suo petto il Salvatore del mondo. Alleluia, quale meraviglioso cambiamento è avvenuto!
Ma il nostro testo oltre all’inno di Simeone ci parla d’altro. L’inno di Simeone è seguito dalla sua profezia: questo bambino susciterà dell’opposizione. Il testo latino legge contradico. Questo bambino vivrà nella contraddizione. Una spada- una spada acuminata- accompagnerà questo bambino. Quanto è ironico questo accostamento: la dolce benedizione di Simeone è seguita dalla sinistra predizione di una contraddizione. Qui non si parla di una semplice opposizione, infatti questa è accompagnata dall’immagine di uno strumento di morte. Sembra che questa spada voglia dividere la vita dalla morte! La vita di questo bambino è adombrata dalla morte. Che strano accostamento- il vecchio Simeone si prepara a lasciare la sua vita e un neonato invece si prepara a iniziare la sua; il vecchio patriarca, tuttavia, stringendo questo bambino nelle sue braccia cadenti lo associa alla sua condizione. Nell’inno di Simeone è presente la vita, ma ironicamente nel suo oracolo è presente la morte.
Il sublime pittore olandese, Rembrandt, ha realizzato un dipinto chiamato “La Sacra Famiglia.” Nella quiete di una scena domestica presenta Maria,Giuseppe e Gesù fanciullo. Il felice avvento di questo bambino è rappresentato nella pacifica atmosfera familiare. Ma se guardiamo più attentamente, vediamo Giuseppe al lavoro al suo banco da falegname ed il pezzo di legno che sta intagliando somiglia ad una croce. Rembrandt non poteva rappresentare la fanciullezza di Cristo senza presagire anche la sua morte. Lo stesso fa Simeone, il suo inno è seguito dalla sua profezia.
La profezia di Simeone, come il Giuseppe intento ad intagliare di Rembrandt, ricordano il Calvario, poiché il Natale è inevitabilmente seguito dal Venerdì Santo. Simeone non conosceva il resto della storia ma noi sì. Il giusto e pio Simeone è ancora una figura dell’Antico Testamento che cerca di guardare aldilà del velo che nasconde la piena rivelazione del piano di salvezza di Dio e cerca di discernerlo nelle sue promesse e nei suoi tipi, nelle sue ombre e nelle sue anticipazioni .Per quanto sia meraviglioso l’inno di Simeone è ancora un canto che non conosce la resurrezione. Simeone era in cammino verso quel qualcosa di importante che aveva percepito, ma io e voi abbiamo conosciuto qualcosa di ancora più importante. Noi conosciamo che tutta la storia di questo bambino risiede nella sua morte da innocente- che è certo una contraddizione per i peccatori! Ma anche nella sua gloriosa resurrezione- nella quale risiede la giustificazione dei peccatori che credono!
Posso riportarvi nuovamente nel Tempio? Posso riportarvi al vecchio Simeone che nello Spirito pone, per la prima e l’ultima volta, i suoi occhi su Gesù, che lo prende fra le sue braccia e canta l’inno che celebra l’adempimento delle profezie? Posso invitarvi a ricevere questo bambino come il Cristo, il Messia da lungo atteso? Posso pregarvi, anzi posso implorarvi affinché lo prendiate fra le vostre braccia cadenti come la vostra salvezza, come la dolce ed eterna consolazione dell’anima vostra? Vi ricordo che non esiste pace,né in vita né in morte, se non in questo Figlio, il Salvatore dei peccatori, sia pagani sia giudei.
Quando lo stringerete per grazia mediante la fede e canterete come Simeone, vi posso assicurare che questo Figlio vi terrà fra le sue braccia possenti. Quando lo stringerete per grazia mediante la fede, vi assicuro che questo Figlio canterà su di voi l’inno della vita eterna poiché questo Figlio di Natale è allo stesso tempo il Figlio di Pasqua.
Tutto il cielo cantò per l’incarnazione del Figlio di Dio, nostro Salvatore. Tutto il cielo cantò alla resurrezione del Figlio di Dio, nostro Salvatore. Così voi ora cantate con Simeone, gli angeli, Zaccaria, Maria e gli eletti da Israele e dai Gentili: il Magnificat, il Benedictus, il Gloria in excelsis ed il Nunc dimittis. Alleluia!!