Il sublime amore di Dio

Ciò che state leggendo riguarda l’amore di Dio… e non ci stupiremo se prima di aver completato di leggere la prima frase metterete da parte questo foglio, magari con l’intenzione di tornare a leggerlo in seguito. Se il titolo fosse stato la più grande manifestazione dell’IRA di Dio magari la vostra reazione sarebbe stata un po’ diversa.

Diciamocelo chiaramente: nessuno si meraviglia quando vengono ripetute le parole scritte dall’apostolo Giovanni: «Dio è amore» (1 Giovanni 4:8) e: «Dio ha tanto amato il mondo…» (Giovanni 3:16). Si dirà: «E perché mai ci si dovrebbe meravigliare? È naturale che Dio mi ami; dev’essere così! Perché non dovrebbe amarmi? Sono una persona perbene… tu anche, e Dio ci ama entrambi!».

Così, oggi, sentir parlare dell’amore di Dio non è più un “vangelo” (che significa “buona notizia”), anzi, non è neppure una “notizia” poiché noi non consideriamo tali le cose che sappiamo già da più di un giorno (chi comprerebbe il quotidiano di ieri o di una settimana fa?).

Eppure vorrei dirvi che il fatto che Dio ami o che abbia dimostrato amore per gli uomini non è affatto scontato né “normale”! E ciò lo comprendiamo proprio dalle parole scritte dall’apostolo Giovanni nei versetti della Bibbia che ho già citato in parte.

«Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Giovanni 3:16-17).

«Dio è amore. In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati» (1 Giovanni 4:8-10).

Riflettiamo su queste affermazioni.

Entrambe ci dicono che la misura dell’amore di Dio è quella del dono del Figlio (Gesù Cristo). Dire che si tratta di un amore sublime – ovvero “al massimo grado, eccellente” – significa usare l’aggettivo giusto per descrivere l’attitudine divina verso l’umanità, e ciò non tanto perché ha riguardato tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutte le razze, poiché la vera eccellenza è una qualità assoluta e non relativa ad un altro oggetto. Lasciate che spieghi questo concetto con un esempio molto semplice: riferendoci alle dimensioni, noi non diciamo che un uomo è di “sublime grandezza” se lo paragoniamo ad un insetto come una formica o un ragno. Una tale grandezza, infatti sparisce se messa a confronto con una montagna o con la vastità del sistema solare. La vera eccellenza riguarda la qualità più che la quantità e non deve misurarsi con ciò che – per quanto grande possa essere – rimane pur sempre limitato. Ora, l’amore di Dio è grande non perché abbraccia molti uomini, ma perché abbraccia e accoglie uomini molto cattivi, non amabili, anzi perfino odiosi! Negli scritti di Giovanni “il mondo” significa raramente “gli uomini” e molto più spesso: ciò che è nemico e antagonista a Dio, il male, un sistema perverso e malvagio. E “il mondo” è descritto come “perduto”, “privo di vita” e pieno di odio verso Cristo e i suoi discepoli. Ecco perché l’amore di Dio è sublime: egli ha dato il suo Figlio per beneficiare una tale realtà. Te e me così come siamo per natura: morti e nemici di Dio (Efesini 1:1-4).

Entrambe ci dicono che l’impresa compiuta è stata la salvezza degli uomini. Salvezza e giudizio (ovvero “condanna”) e vita e morte sono contrapposti nei versetti citati. Perché Gesù Cristo è venuto, si è incarnato nel seno di una vergine ed è morto nel più violento dei modi? Che un essere buono e giusto, che un profeta di Dio che “il Cristo” dovesse morire è semplicemente inconcepibile per la mente umana. I suoi discepoli non riuscivano a capire perché mai dovesse morire, gli ebrei del suo tempo ritennero che lo meritasse, i mussulmani insieme a tanta altra gente, oggi, negano che Gesù sia davvero morto in croce. Eppure Giovanni parla proprio della sua morte quando, per spiegare in che modo Dio ci ha amati, dice che Gesù fu mandato per essere «il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati». Sacrificio è una parola “insanguinata”! E Giovanni ci dice che il sangue del sacrificio di Cristo ha una qualche relazione con “i nostri peccati” e che è “propiziatorio”. Questo si può spiegare in un solo modo: uomini peccatori, morti e perduti erano sotto la condanna e l’ira di Dio, ma lo stesso Dio che era adirato con loro ha inviato il suo Figlio affinché versando il suo sangue i loro peccati fossero cancellati ed egli divenisse propizio, o “favorevole” verso di loro. Questa è stata l’impresa compiuta da Cristo, la salvezza degli uomini non è un’opzione o una possibilità che Dio pone dinanzi a loro, il vangelo non è la richiesta di qualcosa che TU devi fare, ma l’annuncio di ciò che Dio ha già fatto per te.

Entrambe ci dicono che un tale amore è stato del tutto gratuito. L’amore di Dio non è qualcosa che può essere meritato. Nessuno lo ha mai meritato e nessuno mai lo meriterà. Si tratta di un atto della sua volontà sovrana, libera e incondizionata. Il mondo che è nemico di Dio (ovvero ciascuno di noi) meritava solo il giudizio (la condanna), ma mediante Cristo ha ricevuto la salvezza. Era “morto”, ma ha ottenuto la vita, era perduto, ma è stato ritrovato dal “buon pastore”! L’amore di Dio è assoluto e sublime proprio perché non è indotto da niente che sia presente nell’oggetto (ovvero nella persona) amato e da nessun altro al di fuori di Dio stesso e della sua volontà. Il nostro amore per i nostri simili e perfino per Dio è sempre una risposta a qualcosa che ce li rende cari. Cominciamo ad amare Dio quando comprendiamo qualcosa della sua eccellenza e della sua grandezza e amiamo i nostri simili quando percepiamo in loro una qualche qualità che li rende amabili. Ma non è così per Dio. Giovanni dice che l’amore consiste proprio in questo: «non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi…”. Più avanti scrive: «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1 Giovanni 4:19). Ma perché egli ci ha amati donandoci il suo Figlio? La meraviglia di un tale amore consiste proprio nel fatto che non possiamo dare alcuna risposta a questa domanda poiché, se siamo onesti, non possiamo individuare in noi alcuna ragione per la quale dovessimo essere amati da un tale Dio.

Un tale sublime amore è un amore esigente. È un amore che ti chiama a credere e a cambiare. È un amore che ti ordina di amare Dio e il tuo prossimo. È un amore che è in grado di darti ciò che ti chiede. Pensaci!

Past. Nazzareno Ulfo

Free Joomla! template by L.THEME