La chiesa e il grande mandato nel libro degli Atti

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Le missioni (34) - di Paul David Washer

“Nella chiesa che era ad Antiochia c’erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaem, amico d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato, pregato e imposto loro le mani, li lasciarono partire” (Atti 13:1-3).

All'inizio del suo ministero terreno, Gesù «costituì dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli, perché stessero con lui»1. A questi uomini diede grande autorità grazie alla quale essi posero le fondamenta della chiesa2 e a quest’ultima lasciarono la testimonianza infallibile del Nuovo Testamento3. Tuttavia, andando avanti nel libro degli Atti, con lo scorrere degli anni, osserviamo che a emergere in misura sempre maggiore furono le chiese e i loro conduttori.

In Atti 13:1-4, Luca racconta del primo viaggio missionario dell’apostolo Paolo e di Barnaba. Così leggiamo:

“Nella chiesa che era ad Antiochia c’erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaem, amico d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato, pregato e imposto loro le mani, li lasciarono partire. Essi dunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia, e di là salparono verso Cipro”.

Bisogna notare due elementi chiave in questo brano. Il primo è che questo storico impegno missionario era stato iniziato e diretto dallo Spirito Santo nel contesto di una chiesa locale, quella di Antiochia. Il secondo è che sebbene Paolo fosse un apostolo e possedesse la piena autorità di un apostolo, fu inviato insieme a Barnaba con l’approvazione della chiesa locale, come dimostra l’imposizione delle mani su di loro. Un altro elemento estremamente significativo è che quando Paolo e Barnaba ebbero completato il loro primo viaggio missionario, ritornarono ad Antiochia per dare un resoconto esaustivo alla chiesa e agli anziani che li avevano inviati e ai quali dovettero rendere conto. Ecco quanto scrive Luca in Atti 14:26-27:

“E di là salparono verso Antiochia, da dove erano stati raccomandati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuta. Giunti là e riunita la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro e come aveva aperto la porta della fede agli stranieri”.

Questo tipo di rapporto tra la chiesa locale e il missionario, così evidente nel primo viaggio missionario di Paolo, non fu unico ma si ripeté all’inizio del secondo viaggio missionario. In Atti 15:40 Luca scrive: “Paolo, invece, scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore”. Il termine “raccomandato” traduce il verbo greco paradidomi, che significa riporre, affidare, incaricare. Sebbene Paolo fosse un apostolo non si “avventurò” in autonomia, ma fu “inviato” con l’approvazione e le preghiere dei conduttori e della comunità di Antiochia.

L’importanza della comunità locale nell’amministrazione del grande mandato è visibile anche nel resoconto che Luca fa della conferenza di Gerusalemme in Atti 15. Dal testo apprendiamo che degli uomini dalla Giudea erano giunti ad Antiochia e avevano cominciato a insegnare che gli stranieri convertiti non potevano essere salvati se non avessero osservato la legge di Mosè e i suoi rituali4. Ciò aveva prodotto grande dissenso e discussione tra il gruppo di Paolo e gli uomini venuti dalla Giudea. Per dirimere la questione, la chiesa di Antiochia mandò Paolo e Barnaba e altri fratelli alla chiesa di Gerusalemme5. Arrivati lì, Paolo e gli altri “furono accolti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani”6. Entrambe le parti espressero le loro ragioni e Luca aggiunge che “gli apostoli e gli anziani si riunirono per esaminare la questione”7. Quindi l’apostolo Pietro si alzò in piedi e espresse il suo giudizio8, poi Giacomo, il fratello del Signore, diede il responso finale9. La questione fu infine, portata a conclusione dagli apostoli e gli anziani con tutta la chiesa, i quali decisero di inviare una lettera con le direttive agli stranieri. Il saluto iniziale della chiesa era dagli “apostoli e i fratelli anziani”10.

È significativo il fatto che la chiesa di Antiochia abbia mandato l’apostolo Paolo e che egli avesse fatto rapporto del suo lavoro al suo ritorno. È altrettanto significativo il fatto che nella conferenza di Gerusalemme sia stato assegnato un ruolo tanto prominente alla chiesa e ai suoi conduttori ponendoli perfino accanto agli apostoli. Considerato che non abbiamo direttive bibliche che ci autorizzino ad aggiungere un altro corpo direttivo in sostituzione della precedente generazione degli apostoli, è evidente che la responsabilità del grande mandato ricada sulle chiese locali e sui suoi conduttori. Questa nostra dichiarazione non vuole negare l’importanza per le chiese di collaborare insieme anche attraverso l’assistenza di entità preposte a questo scopo. Il nostro obiettivo consiste piuttosto nel mostrare che la responsabilità del grande mandato compete a ciascuna comunità locale e ai suoi conduttori, e che questi non possono (se non disobbedendo) trascurare questo loro dovere o demandare questo compito ad altri, per quanto questi possano esserne capaci.


NOTE

1 Marco 3:14.

2 Efesini 2:20.

3 2 Timoteo 3:15-17; 1 Pietro 1:21.

4 Atti 15:1.

5 Atti 15:2.

6 Atti 15:4.

7 Atti 15:6.

8 Atti 15:7-11.

9 Atti 15:13-21. È difficile stabilire con precisione la natura della chiamata di Giacomo. È contato tra gli apostoli (Galati 1:19) e tra gli anziani di Gerusalemme (Atti 21:18). Qualunque fosse la sua posizione, è riconosciuto come una delle “colonne” della chiesa di Gerusalemme (Galati 2:9).

10 Atti 15:23.