La sufficienza delle Scritture

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Le missioni (18) - di Paul David Washer

 

«Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.» (2 Timoteo 3:16-17)

In questo articolo verrà affrontata la questione cruciale concernente il nostro approccio al ministero cristiano e alle missioni. La risposta che verrà data a questa verità avrà delle enormi ripercussioni. La nostra decisione nei confronti di questa verità, infatti, plasmerà le nostre esistenze e determinerà il modo in cui obbediremo al grande mandato. La domanda è:

Crediamo che la Scrittura soltanto sia sufficiente a definire la nostra concezione del Grande Mandato e ad organizzare tutta la nostra attività missionaria?

Dopo la singolare introduzione, la domanda appena posta può apparire assolutamente banale, ma siatene certi, essa è fondamentale per quel che concerne le missioni. La risposta giusta alla nostra domanda appare ovvia: “Dobbiamo dipendere solo dalla Scrittura!” Tuttavia, prima di annuire dobbiamo comprendere la radicalità di quanto stiamo affermando e realizzare che se ci sottometteremo alla Scrittura soltanto saremo in minoranza nel contesto della comunità missionaria dell’evangelicalismo contemporaneo 

Una questione di grandissima importanza.

Il ruolo che viene riconosciuto alla Scrittura nel definire e plasmare la nostra attività missionaria è di assoluta importanza per coloro che si impegnano in essa in ogni parte del mondo. Oggigiorno ci sono molte più opere missionarie di qualsiasi altro periodo della storia della chiesa, ma bisogna chiedersi: quanto di quello che si fa è sostenuto dalla Scrittura e resisterà nell’ultimo giorno? Quando la nube di polvere sollevata sarà scomparsa, cosa rimarrà della nostra attività missionaria? L’avvertimento che l’apostolo Paolo ha dato alla chiesa di Corinto dimostra che queste domande dovrebbero preoccupare ogni missionario e ogni ministro di Cristo.

“Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco”[1].

L’apostolo Paolo mette due ministri l’uno accanto all’altro. Entrambi hanno lavorato ed hanno costruito sul fondamento di Gesù Cristo. Tuttavia uno ottiene una ricompensa eterna, mentre l’altro perde ogni cosa per cui ha lavorato. L’opera a cui ha dedicato tutta la vita viene consumata dalle fiamme e riesce a salvare solo la propria vita, come chi fugge da un’abitazione in fiamme.

Per quale motivo lo Spirito di Dio avrebbe mosso l’apostolo Paolo a scrivere un simile avvertimento se ogni ministro, in ogni momento della vita della storia della chiesa, non fosse in pericolo di commettere un simile errore? Le Scritture e la storia della chiesa non dimostrano forse che siamo sempre inclini a fare ciò che ci sembra meglio a scapito del Regno di Dio e a nostra rovina?[2] Occorre ricordare che non verremo premiati per la quantità della nostra attività, ma per aver operato secondo la volontà di Dio. Un soldato non verrà lodato se compiendo una grande impresa non ha operato secondo gli ordini e le istruzioni di un suo superiore!


NOTE

[1] 1 Corinzi 3:12-15.

[2] Giudici 17:6;21:25