La gamma delle attività

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Le missioni (16) - di Paul David Washer

 

«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Matteo 28:19-20)

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Marco 16:15)

«Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Voi siete testimoni di queste cose» (Luca 24:45-48)

«La pace sia con voi; come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». (Giovanni 20:21)

«Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi; e mi sarete testimoni sia a Gerusalemme, sia in tutta la Giudea e la Samaria, e fino all’estremità della terra» (Atti1:8)


Le cinque dichiarazioni del grande mandato presenti nei vangeli e nel libro degli Atti forniscono una ricca quantità di informazioni utili a mostrare una definizione accurata e una migliore comprensione di cosa sia un missionario e di quali siano i suoi doveri primari. Al fine di afferrare meglio queste informazioni, verranno considerati cinque aspetti specifici che emergono da questi testi biblici e che vengono di seguito riportati: l’autorizzazione, l’ambito del ministero, il messaggio, l’obiettivo e la gamma delle attività.

Nel presente articolo si prenderanno in considerazione la gamma delle attività del grande mandato.

La gamma delle attività

Nei testi del grande mandato è possibile scoprire quattro attività missionarie principali. Anche se l’opera delle missioni non si limita necessariamente a queste, va notato con attenzione e rispetto che sono le attività stabilite nel grande mandato stesso, e quindi, dovrebbero essere considerate tra le maggiori priorità. Un altro modo di dire è che se queste quattro attività divenissero secondarie o asservite ad altre attività, allora qualcosa sarebbe terribilmente sbagliato.

Andare

La prima attività missionaria che viene imposta direttamente o indirettamente in ciascuno del grande mandato è quella di “andare”. Nei vangeli di Matteo e di Marco, ci viene ordinato di “andare” a tutti i popoli[1], in tutto il mondo e persino in tutta la creazione[2]. Nel Vangelo di Giovanni, non ci viene chiaramente ordinato di andare, ma l’idea è compresa dal fatto che siamo mandati[3]. Nel Vangelo di Luca e nel libro degli Atti, non viene menzionato né “andare” né “mandare”, ma ci viene comandato di essere testimoni e proclamare il Vangelo da Gerusalemme fino all’estremità della terra[4]. Anche se il comando preminente del grande mandato è il “fare discepoli” da tutte le nazioni, il compito non può essere realizzato senza “andare” in tutte le nazioni!

Anche uno sguardo per sommi capi al grande mandato dimostra che non è possibile raggiungere il mondo stando semplicemente seduti a casa o sbocciando dove siamo stati piantati. Qualcuno deve mandare e qualcuno deve andare! Anche se i grandi progressi della tecnologia ci permettono di comunicare con il mondo attraverso la radio, la televisione e Internet, non possiamo adempiere al grande mandato “on-line”. Questi strumenti sono tutti estremamente utili, ma non saranno mai un sostituto del missionario in carne e ossa. Finché non esisterà una chiesa matura e una forte testimonianza del Vangelo tra ogni nazione, tribù, popolo e lingua, ci sarà bisogno che alcuni seguaci di Cristo attraversino la terra e il mare per fare il lavoro di un missionario.

Testimoniare

La seconda attività missionaria che ci viene posta davanti è quella di essere un araldo o un testimone della persona e dell’opera di Gesù Cristo. Secondo l’incarico di Marco, il missionario va per il mondo con uno scopo specifico: predicare il Vangelo[5]! La parola “predicare” è qui tradotta dal greco kerrúso, che significa essere un araldo o proclamare come un araldo. Il termine comunica qualcosa che ha a che fare con l’autorità e la maestà. Conoscere il Vangelo e farlo conoscere deve essere la grande ossessione del missionario e il suo compito preminente.

Nel racconto gemello di Luca del grande mandato[6], l’araldo missionario è chiamato “testimone”, dal greco mártus che, nell’ambito giudiziario, si riferiva a un testimone di qualche evento o occasione. Per essere uno dei dodici apostoli, bisognava essere un mártus o un testimone oculare del Cristo risorto[7]. In modo simile, per essere un missionario, bisogna essere un testimone, non solo della dottrina del Vangelo, ma anche della sua potenza e realtà! Il missionario è inviato a proclamare o annunciare, non qualcosa che ha semplicemente sentito, ma qualcosa che ha sperimentato e che ha trasformato la sua vita. Come il salmista e l’apostolo Paolo, il missionario deve poter dichiarare con assoluta certezza: “Ho creduto, perciò ho parlato”[8].

Battezzare

La terza attività missionaria a cui viene data priorità nel grande mandato è l’ordinanza del battesimo[9]. Sebbene questa ordinanza non salvi, rappresenta un aspetto importante della predicazione e del discepolato. Il missionario non è inviato a formare una società segreta composta da singoli discepoli senza legami, ma a formare una ekklēsía[10] confessante o chiesa di credenti le cui vite sono intrecciate in Cristo e il cui amore reciproco è una testimonianza indiscutibile della potenza del Vangelo. Sebbene sia abbastanza biblico dire che l’obiettivo del grande mandato è il fare discepoli, è ancora più preciso dire che l’obiettivo è il fare discepoli che professano pubblicamente la fede in Cristo e si uniscono in una comunione locale unita e visibile[11].

L’importanza delle verità di cui sopra non può essere semplicemente sopravvalutata o enfatizzata troppo. Il lavoro del missionario non è finito quando pochi o molti discepoli sono sparsi in una particolare terra o gruppo di persone. L’opera del missionario non è compiuta quando ci sono poche o molte comunità immature che sono state piantate. L’opera del missionario è compiuta quando ci sono chiese mature, vibranti e autonome che sono: guidate da uomini qualificati come anziani, servite da diaconi biblici, che fanno discepoli, amministrano le ordinanze, praticano la disciplina della chiesa e mandano i propri missionari!

Insegnare

La quarta attività missionaria tratta dal mandato è quella di “insegnare”[12]. La parola è tradotta dal verbo greco didásko, che può anche essere tradotto con “istruire”. Il Figlio di Dio che venne a offrire la sua vita per la redenzione del suo popolo passò la maggior parte del suo ministero a insegnare, e si aspettava che i suoi discepoli facessero lo stesso. Egli diede all’insegnamento un ruolo fondamentale[13] nel grande mandato e promise che coloro che insegnavano fedelmente il pieno consiglio della Parola di Dio sarebbero stati chiamati grandi nel regno dei cieli[14].

Basta una breve panoramica dell’Antico e del Nuovo Testamento per scoprire che “insegnare” la rivelazione della volontà di Dio attraverso le Scritture è fondamentale. Mosè insegnò al popolo d’Israele gli statuti e le sentenze proprio come il Signore suo Dio gli aveva comandato[15]. Ai padri di ogni famiglia in Israele fu comandato di insegnare diligentemente questi stessi statuti ai propri figli[16]. Esdra, lo scriba, fu onorato perché “si era dedicato con tutto il cuore allo studio e alla pratica della legge del signore, e a insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine”[17]. Levi fu indicato come un esempio per tutti i sacerdoti per la sua fedeltà nell’insegnare la legge del Signore:

“La legge di verità era nella sua bocca, non si trovava perversità sulle sue labbra; camminava con me nella pace e nella rettitudine e molti ne allontanò dal male. Infatti le labbra del sacerdote sono le custodi della scienza e dalla sua bocca si ricerca la legge, perché egli è il messaggero del Signore degli eserciti”[18].

Nei vangeli, Gesù insegnò che i Suoi discepoli dovevano essere come scribi in grado di insegnare le verità del Vangelo dalle Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento[19]. Nella Sua apparizione a Pietro dopo la risurrezione, Egli disse tre volte: “Pasci le mie pecore”. Non si riferiva al cibo fisico, ma al cibo spirituale derivante dal Vangelo e dalle Scritture[20].

L’insegnamento è centrale nel grande mandato. Il cristianesimo è più di una storia da annunciare, ma è anche una religione che si occupa delle questioni più alte della verità assoluta rivelata attraverso le proposizioni ispirate e inerranti delle Scritture. Queste verità devono essere studiate, comprese e insegnate con la massima cura e precisione affinché la storia stessa possa essere correttamente compresa e applicata.

Pregare

La quinta e ultima attività missionaria che va menzionata prima di chiudere è la preghiera. La preghiera non è menzionata nei cinque versetti del grande mandato dei vangeli e degli Atti, tuttavia, nel sermone sul monte Cristo ci ha insegnato che la preghiera è assolutamente essenziale per il progresso del regno. In Matteo 6:9-10, Gesù istruì i suoi discepoli a pregare nel modo seguente e i riferimenti al grande mandato sono difficili da mancare:

Padre nostro che sei nei cieli,

Sia santificato il tuo nome.

Venga il tuo regno.

Sia fatta la tua volontà,

Come in cielo così in terra.

Cos’è il grande mandato se non l’avanzamento del regno di Dio su tutta la terra affinché dall’oriente all’occidente il suo nome sia reso “grande fra le nazioni[21] e la sua volontà sia obbedita da “tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue”[22]? Come si può realizzare un compito così apparentemente impossibile? Sebbene Dio abbia chiamato il Suo popolo a compiere il grande mandato, esso può farlo solo nella misura in cui lavora con Dio e Dio lavora attraverso di lui. Qualsiasi cosa debba essere fatta, deve iniziare nella preghiera, essere permeata dalla preghiera e finire nella preghiera.

Un altro testo significativo riguardo al grande mandato e alla preghiera si trova solo tre capitoli dopo nel libro di Matteo:

Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La mèsse è grande, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai nella sua mèsse»[23].

Ai tempi del ministero di Cristo, la messe era grande ed era necessario un esercito di operai capaci. Tuttavia, il mezzo con cui Cristo ordinò di raccogliere un esercito era tutt’altro che pragmatico. Non consigliò ai Suoi discepoli di mettere un annuncio sul giornale o di tenere una conferenza di reclutamento missionario, ma piuttosto di supplicare il Signore della messe per una forza lavoro che fosse all’altezza del compito. Al giorno d’oggi il bisogno è più grande che mai e apparentemente altrettanto impossibile da soddisfare. Raramente c’è stato un momento così grande per gettare la fragile stampella del pragmatismo e rivolgersi al Signore della messe per una forza missionaria numerosa e capace.

Infine, di fronte all’opposizione dei demoni (Matteo 17:14-20) e a quella delle autorità terrene (Matteo 21:12-22), Gesù indirizzò nuovamente i suoi discepoli alla potenza illimitata di Dio attraverso la preghiera credente e prevalente:

Gesù rispose loro: «Io vi dico in verità: se aveste fede e non dubitaste, non soltanto fareste quello che è stato fatto al fico; ma se anche diceste a questo monte: “togliti di là e gettati nel mare” sarebbe fatto. Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete”»[24].

Viviamo in un tempo di grande opposizione da parte del mondo e del regno infernale, dagli uomini e dai demoni. L’uno e l’altro da soli sono sufficienti a fermare la chiesa e a far cessare bruscamente i suoi sforzi missionari. Tuttavia, la chiesa e il missionario hanno un ricorso che è al di là dei poteri della forza combinata di tutta l’opposizione. È il potere di Dio in risposta alle preghiere del Suo popolo. Nel libro dell’Apocalisse, le deboli preghiere della chiesa perseguitata salgono al cielo, ma ritornano sulla terra con grande potenza:

Venne un altro angelo con un incensiere d’oro; si fermò presso l’altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi. Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco dell’altare e lo gettò sulla terra. Immediatamente ci furono tuoni, voci, lampi e un terremoto[25].

Questo dovrebbe essere un grande conforto per coloro che darebbero la loro vita per il progresso del regno dei cieli e dovrebbe essere una motivazione altrettanto grande per ciascuno di noi al fine di mettere da parte l’impotenza della carne, stare solo sulla Parola di Dio e aspettare la potenza di Dio per una potente risposta alla preghiera.


NOTE

[1] Matteo 28:19.

[2] Marco 16:15.

[3] Giovanni 20:21.

[4] Luca 24:47-48; Atti 1:8.

[5] Marco 16:15.

[6] Luca 24:46-48; Atti 1:8.

[7] Atti 1:21-22.

[8] Salmi 116:10; 2 Corinzi 4:13.

[9] Matteo 28:19.

[10] La parola ekklesía nel Nuovo Testamento è tradotta “chiesa”. È formata dal prefisso ex (fuori da) e dal verbo kaléo (chiamare). La chiesa è composta da coloro che sono stati “chiamati fuori” da questo mondo e “chiamati a” adorare e servire Dio, non solo come singoli credenti, ma anche come un corpo, una compagnia o una comunità.

[11] Il riferimento a “discepoli che professano pubblicamente la fede in Cristo e si uniscono in una stretta comunione locale visibile” è biblicamente accurata. I cristiani devono essere pronti a professare pubblicamente la fede in Cristo di fronte a grandi difficoltà e perfino di fronte alla persecuzione fisica e alla morte (Matteo 10:33; Luca 12:9; 2 Timoteo 2:12-13; Apocalisse 2:13; 3:8). Allo stesso tempo, tuttavia, è richiesta grande sapienza. Sebbene a volte non sia possibile scampare alla sofferenza e al martirio, non è questo l’obiettivo e non bisogna ricercarlo. Il cristiano saggio e la chiesa cammineranno mantenendo il giusto equilibrio tra zelo e sapienza; pronti a morire e allo steso tempo evitando inutili conflitti. Come disse Cristo ai suoi discepoli, “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10:16).

[12] Matteo 28:20.

[13] Matteo 28:20.

[14] Matteo 5:19.

[15] Deuteronomio 4:5.

[16] Deuteronomio 6:7.

[17] Esdra 7:10.

[18] Malachia 2:6-7.

[19] Matteo 13:52: “Per questo, ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie”.

[20] Giovanni 21:15-17. In questo testo si usano le parole “pasci” e “pastura”, che nel greco sono bósko, che ha il significato di cibare, pascere, e l’altra parola è poimaino che significa agire come un pastore, e include non solo il ruolo di protettore e curatore, ma anche di pascere.

[21] Malachia 1:11.

[22] Apocalisse 7:9

[23] Matteo 9:36-38.

[24] Matteo 21:21-22.

[25] Apocalisse 8:3-5.