Il missionario come insegnante

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Le missioni (13) - di Paul David Washer

 

Come abbiamo già più volte affermato nel corso di questa breve serie di articoli, il Grande Mandato è innanzitutto un’opera teologica, o dottrinale. Esso consiste nel comunicare la verità di Dio agli uomini. Quindi, il missionario deve essere soprattutto un cristiano che possiede una conoscenza adeguata della Parola di Dio e che è capace di istruire altri. Questa logica è inconfutabile:

Prima premessa: Il Grande Mandato è un’opera dottrinale, essa consiste nella comunicazione della verità di Dio agli uomini.


Seconda premessa: l’unica fonte autorevole di tutta la dottrina cristiana è la Parola di Dio: ossia la Scrittura.

Conclusione: coloro che aspirano a essere missionari devono avere l’obiettivo primario di comprendere, assimilare e comunicare le Scritture agli altri con le parole e con i fatti.

Nel resto di questo capitolo considereremo tre importanti testi della Scrittura che provano come il missionario sarà adeguatamente preparato per il suo compito solo nella misura in cui è adeguatamente istruito nella Parola di Dio ed è capace di trasmettere le verità che essa contiene in modo da istruire altri individui.

L’esempio di Esdra

Uno degli esempi più pregnanti delle verità appena enunciate si trova nella vita di Esdra e nel suo ministerio in favore degli esuli ritornati in Israele:

“Esdra si era dedicato con tutto il cuore allo studio e alla pratica della legge del Signore, e a insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine”1.

La prima cosa che emerge nella storia di Esdra è il fatto che egli si “era dedicato” a fare dell’insegnamento della Parola di Dio la propria priorità. Ciò è comprensibile alla luce del fatto che l’esilio fu la conseguenza dell’ignoranza del popolo di Israele intorno alla Parola di Dio e della sua disobbedienza alla sua volontà. Come Esdra il missionario deve giungere all’immutabile convinzione che questo è il grande problema di tutti gli uomini e che la comunicazione della Parola di Dio, nella potenza dello Spirito Santo, è l’unica cura. Fu questa convinzione che fece dichiarare agli apostoli: “Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola”2. E il risultato di questa loro convinzione determinò la duratura influenza del loro ministerio nel corso dei secoli successivi e in ogni parte del globo.

La seconda cosa nella vita di Esdra degna di essere imitata è la determinazione e l’accuratezza con cui si impegnò nel ministerio della Parola. Non si dedicò semplicemente a insegnare, ciò avrebbe prodotto superficialità o, peggio ancora, ipocrisia; si dedicò piuttosto ad una costante disciplina di studio, pratica e poi insegnamento. L’ordine non è casuale, bensì intenzionale, perché è proprio quest’ordine a rappresentare la cosa più importante che possiamo apprendere dalla vita di Esdra. Dobbiamo seguire il suo esempio e consacrare le nostre vite allo studio della verità di Dio, in modo da poterla vivere e poi insegnarla. Questo ordine lo troviamo riflesso anche nelle parole del Grande Mandato affidato da Cristo alla chiesa: “Insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate”3. Il missionario non deve limitarsi ad insegnare ciò che ha appreso, deve insegnare quello che sta vivendo. Dovremo abbandonare l’idea di andare nel campo di missione se non ci saremo dedicati come Esdra allo studio, alla pratica e all’insegnamento delle Scritture.

Il vero sacerdote

Il profeta Malachia fu l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e sotto molti punti di vista ciò che ha scritto rappresenta l’ultima parola che Dio rivolge al proprio popolo prima dell’avvento di Cristo. La sua predicazione mostra come il popolo di Israele, anche dopo l’esilio, era scivolato verso il declino morale a causa della sua ignoranza intorno alla Parola di Dio e della sua disubbidienza ad essa. Il rimedio, e la cosa maggiormente necessaria in quella situazione, era la presenza di una vero sacerdote che istruisse il popolo con le parole e con l’esempio. Nel secondo capitolo leggiamo la descrizioiine di un sacerdote dotato di queste qualità:

«Il mio patto con lui era un patto di vita e di pace, cose che io gli diedi, perché mi temesse; egli mi temette e tremò davanti al mio nome. La legge di verità era nella sua bocca, non si trovava perversità sulle sue labbra; camminava con me nella pace e nella rettitudine e molti ne allontanò dal male. Infatti le labbra del sacerdote sono le custodi della scienza e dalla sua bocca si ricerca la legge, perché egli è il messaggero del Signore degli eserciti4.

In questa bella descrizione di un vero sacerdote di Dio si trovano molte virtù che devono essere imitate da ogni missionario. Un’esposizione precisa e completa di questo passo richiederebbe molto spazio, ma quello a nostra disposizione ci consente di dare soltanto una brevissima spiegazione: Primo, le leggi, le parole del patto erano oggetto della più profonda riverenza da parte del vero sacerdote. Il vero sacerdote nutriva riverenza per la Parola di Dio. Secondo: la sua vita e il suo ministero erano contrassegnate da una profonda riverenza per il nome di Dio. Questa riverenza nei confronti di Dio è coltivata con lo studio della sua Parola. Terzo: egli viveva ed esercitava il ministero in modo da lasciare un esempio di condotta santa e conoscenza profonda. Infine il vero sacerdote era il depositario e il guardiano della conoscenza delle Scritture. Egli era un autentico messaggero di Dio per gli uomini ed essi sapevano che da lui avrebbero udito la Parola di Dio. Oh, che Dio susciti una generazione di missionari di questo livello! Essi cambierebbero davvero il mondo e il loro insegnamento avrebbe un effetto duraturo sulle generazioni a venire!

In contrasto con il vero sacerdote, il Signore tramite il profeta Malachia descrive il sacerdote infedele e inutile:

«Ma voi vi siete sviati, avete fatto inciampare molti nella legge, avete violato il patto di Levi», dice il Signore degli eserciti. «Anch'io vi renderò spregevoli e abietti agli occhi di tutto il popolo,perché non osservate i miei insegnamenti e avete dei riguardi personali quando applicate la legge»5.

Secondo questa descrizione, il sacerdote infedele e inutile è colui che si allontana dalla Parola di Dio e, di conseguenza, da Dio stesso. Questo sacerdote non aveva insegnato tutto il consiglio della legge di Dio, ma si era innalzato a giudice di essa insegnando solo ciò che era conforme ai suoi pensieri e desideri carnali. Il risultato di questa azione è stato quello di portare fuori strada e nella corruzione anche le altre persone. Per questo motivo Dio aveva rimosso l’ornamento e la maestà di questo genere di sacerdoti. Sebbene questo sacerdote avesse mutato la legge di Dio per guadagnarsi l’approvazione della gente egli stesso era stato subito smascherato come falso e disprezzato proprio da coloro di cui cercava l’approvazione.

Lo scenario appena descritto si è ripetuto più volte nella storia della chiesa. Esso si ripropone ogni volta che un missionario abbandona un’elevata comprensione della Scrittura e si erge come giudice interpretandola attraverso le lenti delle proprie opinioni carnali e della propria empia cultura. Ciò avviene quando il missionario cerca di soddisfare le consolidate opinioni della gente a cui è stato inviato e cambia la Parola di Dio per renderla meno scandalosa, più appetibile e più facile da assimilare perché più conforme alla loro attuale visione del mondo. Tuttavia, il risultati di quest’opera sono l’errore e il giudizio. La gente rimane nel proprio errore e esposta al giudizio di Dio. Il missionario perde la propria “unzione” e la propria autorità quale messaggero di Dio. Egli divent: inutile per Dio, dannoso per gli uomini, disprezzato dalla gente e sotto il giudizio di Dio. Oh, che Dio ci liberi da un simile errore e dalle sue eterne conseguenze!

L’incarico di Paolo a Timoteo

Spesso le ultime parole di una persona sono anche le più importanti. Questo è il motivo per cui la nostra legislazione considera le ultime volontà e il testamento di una persona come inalterabili. Nella seconda lettera di Paolo a Timoteo, troviamo le ultime volontà e il testamento dell’apostolo per il suo giovane discepolo e noi faremo molto bene a prestare la massima attenzione a ogni singola parola. Una parola in particolare risalta fra le altre:

“Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità”6.

Questo testo è l’equivalente neotestamentario dell’esempio che abbiamo visto nello scriba Esdra. Esdra si dedicò allo studio, alla pratica e all’insegnamento della legge di Dio. A Timoteo viene comandato di “sforzarsi” per essere in grado di “tagliare rettamente la parola della verità”. Il verbo “sforzarsi” viene dal greco spoudàzo, che trasmette l’idea di zelo o addirittura fretta. Questo termine suggerisce una “prontezza a impiegare le proprie energie e ad impegnarsi”7, implica “l’essere determinati del fare qualcosa e sforzarsi al massimo per essa”8. In breve, dobbiamo impegnarci nello studio della Parola di Dio con determinazione, dedicazione e passione.

Questo testo ci dice anche che il ministro non studia per un mero amore dello studio, ma che è un operaio e la Parola di Dio è lo strumento nelle sue mani. Se vuole l’approvazione di Dio ed essere riconosciuto come servo utile di Dio e degli uomini, allora dovrà imparare a maneggiare correttamente la Parola di Dio. L’espressione “tagliare rettamente” traduce fedelmente la parola greca orthotoméo. L’idea che si vuole comunicare è che bisogna imparare a interpretare e ad insegnare la Parola di Dio con la massima accuratezza e precisione. Se un chirurgo nel tagliare dovesse deviare anche minimamente dal punto stabilito questo potrebbe comportare la morte del suo paziente. Se il missionario dovesse errare nella sua interpretazione della verità di Dio questo potrebbe comportare la morte di molte persone. Se vogliamo fare del bene alle persone a cui siamo mandati, se vogliamo l’approvazione di Dio sui nostri sforzi, dobbiamo impegnarci a conoscere la Parola di Dio e impegnare tutte le energie necessarie nel suo studio, nell’applicarla alle nostre vite e nell’insegnarla agli altri. L’unica altra alternativa è la vergogna.

Conclusione

Il Grande Mandato consiste nella comunicazione della verità di Dio agli uomini. Se un missionario vuole essere un servitore efficace nel compimento di questo mandato, deve dedicarsi allo studio, alla pratica e all’insegnamento delle Scritture. Questa verità riguarda non solo chi svolge il ruolo di insegnante, predicatore o evangelista, ma chiunque voglia andare in missione. Sebbene non tutti siano chiamati a essere insegnanti, tutti sono però chiamati a conoscere Dio mediante la sua Parola e quindi trasmettere questa conoscenza ad altri con precisione, chiarezza e coraggio. Il profeta Geremia ci dice che uno degli aspetti più importanti del nuovo patto riguarda la straordinaria conoscenza che tutto il popolo di Dio, dal più piccolo al più grande, avranno di lui e della sua opera di redenzione9. L’apostolo Giovanni ci accerta che chiunque appartiene alla comunità di quelli che hanno la fede è abitato dallo Spirito Santo che ilumina e guida nella verità10.

Avendo udito queste promesse, impegniamoci a conoscere il Signore attraverso la sua Parola11. Imitiamo i bravi bereani che ricevettero la Parola con grande zelo e che esaminavano le Scritture con costanza12. Voglia Dio concederci dei missionari che, mediante lo studio, la memorizzazione, la preghiera, l'obbedienza e la proclamazione, siano letteralmente saturati dalla Parola di Dio.


NOTE

1 Esdra 7:10

2 Atti 6:4

3 Matteo 28:20

4 Malachia 2:5-7

5 Malachia 2:8-9

6 2 Timoteo 2:15

7 Louw & Nilda, 25:75

8 Mounce Greek Dictionary

9 Geremia 31:34 “Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: "Conoscete il SIGNORE!", poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il SIGNORE. «Poiché io perdonerò la loro iniquità,non mi ricorderò del loro peccato».

10 1 Giovanni 2:20-21 “Quanto a voi, avete ricevuto l'unzione dal Santo e tutti avete conoscenza. Vi ho scritto, non perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché tutto ciò che è menzogna non ha niente a che fare con la verità.”

11 Osea 6:3

12 Atti 17:11